30 gennaio 2012

Amarone: purché non sia colpa di chi lo beve

Angelo Peretti
Inutile che mi nasconda dietro un dito: l'assenza si notava, e tanto vale che ne parli subito. Via il dente, via il dolore si dice dalle mie parti, anche se il mio dentista non è, saggiamente, d'accordo. All'Anteprima dell'Amarone della vendemmia 2008, questo fine settimana, mancavano nomi importanti che gli anni scorsi c'erano. Mancavano Begali, Venturini, Speri, Tedeschi ed altri, gente che in passato era presente, eccome. Adesso loro ed altri fanno parte del club delle Famiglie dell'Amarone d'Arte, e le Famiglie hanno detto "no" all'Anteprima organizzata dal Consorzio. Le scelte sono scelte e vanno rispettate, ci mancherebbe. Ma non mi pare una bella cosa quest'assenza, oggi che l'Amarone tira come un forsennato. Se il treno frena, frena per tutti. Se deraglia, ci restano sotto tutti, inutile illudersi. Se ci sono problemi di filiera, che se ne parli, che ci si confronti, che ci si scanni se serve scannarsi, ma le colpe, se colpe ci sono, non possono ricadere su chi l'Amarone lo beve, sui suoi sostenitori, sui ristoratori, sui giornalisti e i blogger, su chi cioè ha nell'Anteprima un'occasione importante, e per molti di costoro unica, per avvicinarlo. Sono solo mie opinioni, ma mica potevo nasconderle.
Detto questo, eccomi ad annotare alcune cose sentite durante l'incontro (lungo, troppo) di presentazione dell'annata, prima che si aprissero gli spazi per la degustazione.
Emilio Pedron, presidente del Consorzio valpolicellese, ha fornito i dati del mercato: nel 2011 si sono vendute 11 milioni di bottiglie di Amarone (erano 5 nel 2000), più di 20 milioni di Ripasso e altri 25 milioni di Valpolicella "base". Nel 2000 il "base" era a 50 milioni: l'effetto sostituzione verso i gradini più alti (in prezzo) della piramide valpolicellista è clamoroso. In Valpolicella è arrivato un fiume di soldi, in questa maniera. "Oggi siamo più preoccupati di mantenere i numeri che non di farli crescere" ha aggiunto. Ha anche osservato che "il mercato c'è, esiste, è dunque facile vedere aziende che pensano più al loro interesse che non all'interesse collettivo". Dunque, ecco la proposta di un tavolo di lavoro, perché l'interesse della Valpolicella prevalga su ogni altra logica. Per quanto mi riguarda, e per quella miseria che conta il mio parere, spero che il tavolo si faccia e funzioni.
Eugenio Pomarici, docente di economia e politica agraria alla Federico II di Napoli, ha illustrato le linee guida dell'indagine che gli ha commissionato il Consorzio di tutela riguardo all'Amarone. Speravo che la ricerca fosse già avviata, e mi aspettavo le prime indicazioni. Invece deve ancora partire, ma l'assetto progettuale mi pare solido. Soprattutto, Pomarici ha messo in chiaro che "in un contesto complesso come quello attuale non è possibile individuare un modello vincente in ogni situazione". Sembra l'acqua calda, e invece è la chiave di volta e troppo spesso ci si dimentica che il nodo è proprio questo: occorre investigare mercato per mercato, e adattarcisi flessibilmente, soprattutto per un vino a fortissima vocazione internazionale come l'Amarone. Assodato che l'Amarone di punti di forza ne ha tanti (e i milioni di bottiglie vendute lo dimostrano, al di là di qualunque valutazione stilistica), ma è da capire se i difetti che la Valpolicella mostrava all'inizio del suo recente boom siano superati, altrimenti sarebbe un problema, perché "in un mercato instabile, le debolezze di lettura del mercato sono più pericolose". Bene, che si faccia quest'indagine è un'altra buona notizia. Auspico che la filiera valpolicellese questa ricerca la assecondi. Tutta.
Terzo: l'annata. L'ha presentata Daniele Accordini. Il 2008 ha visto "il ritorno alla normalità del calendario vegetativo". Ne sono uscite uve che dovrebbero avere garantito vini di buona longevità: meno stracariche di zuccheri del 2007, portatrici di buona acidità, capaci di dare rossi dalla componente fenolica più equilibrata. Per la prima volta, ci si è poi sforzati di presentare l'annata cercando di capire il carattere dei vini vallata per vallata. Sforzo importante, che necessita di ulteriori messe a punto, ma che va sviluppato. Almeno io la penso così.
E i vini? Dei vini - di alcuni - parlo domani.

5 commenti:

  1. che comincino ad esserci lotte di potere tra le due fazioni ( consorzio e famiglie dell'arte) mi sembra evidente.

    Il mio dubbio, come il tuo Angelo, è non so quanto questo possa far del bene a tutta la denominazione.

    il grande difetto italiota è che si sempre inclini a crearsi e curarsi il proprio orticello anziché di condiverlo ed allevarlo assieme unendo le forze.

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  2. Purtroppo è il difetto dell'Italia, in tutto.

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  3. Che ci siano produttori dissidenti con le politiche e le scelte del Consorzio, è lecito e legittimo. Mi trovano perfino d'accordo.
    Che alcuni di questi dissidenti però continuino a tenere il piede in 2 scarpe - ossia a mantenersi all'interno del Consorzio, addirittura nel cda - no,
    O si è dentro, o si è fuori: nell'un caso e nell'altro ci si comporta di consueguenza. Le divisioni fanno male, la confusione fa male, l'incoerenza, l'avidità, l'egoismo...fanno peggio.

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    1. D'accordissimo almeno un pò di coerenza ci vuole. O si è tondi o quadrati. Entrambe le forme contemporaneamente diventa difficile e pesante.

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