3 giugno 2011

Un manuale di conversazione per chi va a visitare le cantine

Angelo Peretti
Le nuove tecnologie sono importanti, lo so. Dunque, hanno importanza anche gli strumenti che supportano le tecnologie. Conseguentemente, capisco che con la rivoluzione partita con l'iPhone e poi con l'iPad sia cambiata la modalità di fruizione dei testi. Al punto che Amazon ha dato l'annuncio che le vendite dei libri in formato digitale hanno superato quelle dei libri cartacei, anche se magari è scontato che chi compra on line preferisca il testo elettronico a quello, come dire, analogico. Sta di fatto che io faccio un po' fatica a staccarmi dal libro di carta. Anzi, non mi ci stacco proprio. Perché ho un piacere prima di tutto fisico, tattile, sensoriale che mi deriva dalla carta, dal suo odore, dalla sua consistenza, dal carattere utilizzato per la stampa, dalla distribuzione delle parole sulla pagina. In questo certamente non c'è iPad che possa reggere il confronto.
Comprendo tuttavia che ci sia chi ritiene che siamo nel pieno di una rivoluzione digitale destinata a cambiare le sorti del mercato librario. E in questa corrente di pensiero mi pare si pongano anche due wine blogger veronesi, Elisabetta Tosi e Giampiero Nadali, che hanno esordito con loro primo ebook: un "Manuale di Conversazione per Eno-Turisti" autoprodotto attraverso la piattaforma Narcissus, vale a dire uno di quegli strumenti che consentono di superare abbastanza agevolmente gli ingenti costi di stampa e di distribuzione dei libri di carta.
Che dire del libro dell'accoppiata da qualche tempo confluita nella joint venture di Fermenti Digitali? Che è un buon libro in quanto a contenuti. Non sempre li condivido in pieno, ma i libri anche a questo servono: a muovere il pensiero, a creare opinione, dibattito. A tener viva la testa. E comunque affermo esplicitamente che delle numerose sagge indicazioni che vi sono contenute - nate dalle esperienze "sul campo" - me ne avvarrò anch'io, che pure non sono un neofita nelle visite alle cantine, e dunque ritengo che l'appassionato e il turista possano trovarne considerevole utilità. Un compendio così puntuale di suggerimenti, consigli, indicazioni, sinora sul mercato editoriale non l'avevo ancora visto. Per ogni capitoletto, poi, vengono proposti alcuni interrogativi da sottoporre al produttore: ovvio che sconsiglio vivamente al visitatore di presentarli tutti, e non perché si tratti di quesiti imbarazzanti, ma semplicemente perché sarebbero decisamente troppi. Però ripassarseli di tanto in tanto è un buon allenamento.
Dico poi che un'occhiata al libro dovrebbero darla anche i produttori, o quanto meno quelli - e sono la più parte - che fanno vendite in cantina: non sarebbe male che si guardassero in queste pagine virtuali come ci si guarda in uno specchio. Anzi, credo ne trarrebbero anch'essi notevole utilità, migliorando la maniera di porsi verso il visitatore e l'appassionato. E preparandosi a rispondere agli interrogativi di una schiera di appassionati sempre più informati.
Voglio poi ringraziare Elisabetta e Giampiero per avermi citato con la mia "soglia ottomila". Si tratta di chiedere quanti ettari di vigneti (di proprietà e in affitto) l’azienda gestisca e quante bottiglie produca complessivamente e poi dividere le bottiglie per il numero di ettari: se il risultato è tra 8 mila e 12 mila, allora è molto probabile che il vino sia fatto con le sue uve dell'azienda, ma se la cifra che risulta dal calcolo è superiore, allora è probabile che siano state utilizzate (comprate e vinificate) anche uve di altri.
Dunque, bene, ripeto per i contenuti. Parlo di contenuti perché, non se la prendano a male i due coautori, in materia editoriale l'ebook paga invece un po' lo scotto che è tipico dei wine blog e anche dei web magazine: l'impaginato è più che accettabile, ma è quel che è (provo una qualche repulsione ad esempio per l'utilizzo del Times New Roman et similia come font per un libro), e mi ci dovrebbero costringere con la forza a dare alle stampe qualcosa in cui la è maiuscola sia scritta con la E seguita dall'apostrofo (E'), anziché correttamente accentata (È). Ma sono fisime mie.

4 commenti:

  1. Merita anche un ringraziamento pubblico, questa tua "recensione" del nostro manuale digitale.
    Posso confermare che, per quanto mi riguarda, passo quotidianamente dal libro di carta a quello digitale e ritorno. Scettico dall'inizio, mi sono convinto per strada: quando hai per le mani una buona storia o dei contenuti semplicemente interessanti, il supporto sul quale li leggi conta quasi nulla.
    E non contano nemmeno i paragoni: quando, per esempio, potremo presentare il nostro manuale in una forma non mutuata dalla struttura del libro (sequenziale, rigida) ma in forma interattiva e multimediale, beh, allora staremo confrontando mele a pere. Non c'è match col vecchio libro, mi dispiace. E l'eBook è solo un formato di transizione, adatto per i player più economici, o dedicati solo alla lettura.
    Perché stanno arrivando dagli USA i primissimi prototipi di libri trasformati in applicazioni digitali ("Our Choice" di Al Gore, progettato per iPad) e abbiamo la conferma di essere all'inizio di una profonda rivoluzione dei contenuti editoriali.
    Mi spiace proprio, e son contento: sta finendo un'era, ne è cominciata un'altra. Ed è in quest'ultima che il sottoscritto vuole avventurarsi.

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  2. Perché no, Giampiero, perché no? Però non chiamiamoli libri. I libri sono altra cosa. Questi nuovi oggetti editoriali sono, vorrei dire, dei "contenitori", e come tali mi piacciono molto se non copiano il libro, ma divengono qualche cosa di radicalmente diverso, proprio perché giocati sull'interattività. Sì, sono d'accordo: la nuova frontiera potrà essere l'interattività, ma non vorrei che ancora una volta l'avessero vinta solo gli editori che possiedono i mezzi per creare strumenti interattivi, lasciando gli autori free lance privi di chance. Come accade oggi con i libri.

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  3. Assolutamente d'accordo, non sono libri e non vanno chiamati "libri". Circa la creazione di questi nuovi contenuti, si sta spalancando per tutti noi un mondo di opportunità, basato su mezzi di produzione e distribuzione dal costo abbastanza contenuto. Sulla remunerazione degli autori si vedrà: già oggi per gli eBook si parte da percentuali notevolmente più elevate rispetto al mercato editoriale tradizionale.
    La sfida per i nuovi autori è comunque centrata sulla capacità di progettare e poi creare contenuti adatti alle potenzialità di questi mezzi.

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  4. Angelo, grazie per il tuo apprezzamento! Non c'è dubbio che i nuovi media stiano ridisegnando il modo con cui creiamo e condividiamo informazioni e contenuti... Stanno riscrivendo anche il vocabolario, probabilmente. Per questo ci troviamo in difficoltà quando dobbiamo definire questi nuovi oggetti. Nel nostro caso, "libro elettronico" o digitale, o e-book che dir si voglia, sono tutti termini insoddisfacenti, che non calzano con l'oggetto in questione... Ma anche "contenitore" (scatola?) non va bene. Uffa! Speriamo che i linguisti risolvano in fretta questi e altri problemi analoghi... Purchè, come al solito, non chiamino prima in campo i filosofi.

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