Angelo Peretti
Premesso che non credo ai concorsi enologici, e che anzi li considero il retaggio di una maniera vecchia e stantia di affrontare il tema vino, almeno qui da noi in Italia, dove spesso i produttori diventano todos caballeros o quasi (in Francia ci sono buoni concorsi, e spesso mi capita di comprarne le bottiglie medagliate), dico che accolgo con soddisfazione la doppia medaglia d'oro conquistata da un vino americano a ben due competizioni vinicole.A dire il vero, la notizia non la do per primo, ché m'ha preceduto Intravino. Pazienza: l'importante è sottolinearla.
Il vino in questione è il CalNaturale 2008, un cabernet sauvignon d'un unico vigneto, il French Camp Vineyard, all'interno della denominazione del Paso Robles. Ha vinto in questo primo scorcio del 2011 la Florida State Fair International Wine Competition e la Monterey Wine Competition. Sul sito dell'azienda vedo anche che lo stesso vino già aveva conquistato l'oro nel 2010 alla San Diego International Wine Competition. Più un paio d'argenti. Plurimedagliato.
Perché ne gioisco? Perché, leggo in un comunicato, questo è "il primo e unico vino della California fatto con uve da agricoltura biologica certificata e reperibile nella confezione in Tetra Pack amica dell'ambiente". Attenzione: quel che mi preme sottolineare non è tanto e solo il fatto che si tratti di un vino bio, bensì che lo si vende in scatola, nel Tetra Pack. Vivaddìo, finalmente cade un tabù!
Direte: ma 'sto vino com'è? Non lo so e temo che non lo saprò mai. Ma non m'interessa. Registro solo che, oh, sì, quei ce la tiriamo tanto coi vini naturali e coi tappi di sughero e con tant'altre ameni dibattimenti del genere, e quest'altri invece, di là dell'oceano, fanno vino bio e lo mettono nella scatoletta. Perché il vino, prima di tutto, è un alimento che si porta in tavola. Altro che evoluzioni fighette al tavolo con coltellino, cavatappi, decanter e via discorrendo.
Sia chiaro: amo che il vino stia nel vetro, perché, se possibile, adoro berlo in là con gli anni, e nel Tetra Pack non lo si puà far invecchiare. Ma chi mi legge lo sa: vorrei quanto meno la capsula a vite al posto del sughero. Avanti con la tecnologia, se è amica del vino, e la capsula a vite è amica del vino. E spazio al Tetra Pack e al bag-in-box quando ce n'è l'opportunità. Il resto temo che molto spesso sia fuffa. Perché finiamo far contare troppo spesso più la forma che la sostanza. E la sostanza sarebbe il vino.