29 marzo 2011

Spumantisti, la data di sboccatura scrivetela in etichetta!

Angelo Peretti
Oggi rubo il pane: quel che vado a scrivere non è farina del mio sacco, bensì d'un altro wine blog, il TerraUomoCielo di Giovanni Arcari. Il quale ha lanciato una proposta che, per quel che conta, condivido e ripropongo. Questa: "E se la data di sboccatura diventasse obbligatoria?"
La sboccatura è quella "fase del processo di produzione degli spumanti con metodo classico (in francese dégorgement), nella quale si elimina la feccia dalla bottiglia dopo il processo di rifermentazione": la citazione virgolettata è presa dall'Enciclopedia del Vino edita da Boroli. Detta la definizione tecnica, aggiungo che è anche una delle fasi critiche per la nascita d'un vino con le bolle, ché è a questo momento che si decide se aggiungere o meno zuccheri nel liqueur d'expédition, e dunque se fare un vino più o meno secco o più o meno morbido.
Ma, a prescindere dal dosaggio del liqueur, è davvero importante sapere quand'è avvenuta la sboccatura? Sissignori, per me lo è, eccome. E lo è anche per Giovanni Arcari, che scrive così: "Una delle cose che ritengo indispensabili per capire e valutare questa tipologia di vini è la data di sboccatura, di dégorgement per i francesi. Certamente un dato fondamentale, poiché da sempre il vino è indissolubilmente legato al tempo e quest’operazione di espulsione dei lieviti dalla bottiglia, rappresenta l’elemento che un degustatore evoluto non può non tenere in considerazione. Non credete che uno Champagne o un Franciacorta possa evolversi o morire, cavalcando l’inesorabile corsa del tempo? Non credete possa essere quantomeno curioso, capire come la vostra 'bollicina' preferita sia in grado di mutare i propri aspetti organolettici, dopo un paio d’anni dalla sboccatura? Magari non sarebbe più la vostra preferita…"
Ebbene sì, sarebbe importantissimo sapere quand'è stata degorgiata quella bottiglia di bolle che stai per stappare, perché da quella data dipende lo stadio evolutivo del vino che ti troverai nel bicchiere.  In genere, io amo bere bolle che siano abbastanza vicine alla sboccatura: non mi pacciono i sentori troppo evoluti in uno spumante. Dico in genere, ché c'è sempre l'eccezione a confermare la regola. Ma quel che per me conta è la regola, mica l'eccezione, e la mia regola è una relativa vicinanza temporale alla data di sboccatura. Solo che mica sempre e mica tutti gli spumantisti la data di sboccatura la scrivono, anzi! Trovarla è una rarità, in Italia come all'estero, ed è un peccato.
Qualche produttore dice: basta guardare il numero del lotto impresso in etichetta, perché generalmente l'apposizione del lotto coincide con la sboccatura. Mica facile, però, leggerli i lotti: a volte ed anzi spessissimo son fatti in modo che li comprenda solo chi li ha scritti.
Ecco, credo che sarebbe ora di scriverla sempre e comunque la data di sboccatura, almeno sugli spumanti delle denominazioni più importati. Aspetto dunque con ansia che ci sia chi dà il buon esempio, aspetto il primo consorzio spumantista che prenda il coraggio a due mani e modifichi il disciplinare di produzione rendendo obbligatoria l'indicazione della data di sboccatura. Festeggerei con abbondanti calici di bollicine di quella denominazione.
E insomma, la mia risposta alla domanda di Giovanni Arcari, ossia se si debba pensare di rendere obbligatoria la scrittura della data di dégorgement, è un sì incondizionato. E lo ringrazio per aver sollevato la questione.

7 commenti:

  1. Sono io a ringraziarti per aver ripreso il mio pensiero per il quale, come ti ho scritto, ero certo di trovarti sensibile.
    Adesso lo propongo al Consorzio Franciacorta, anche se sono "allergici" a idee che vengono dall'esterno... ;-)

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  2. ...quanto hai ragione! Grazie!

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  3. CHE COSA CI VUOLE A STAMPARE LA DATA DI SBOCCATURA ! ! !....NIENTE.
    EPPURE IL FATTO CHE NON TUTTI LA INDICHINO , A PRESCINDERE DA CIO' CHE CONSENTE IL DISCIPLINARE , DENOTA UNA MANCANZA DI SERIETA' E TRASPARENZA DA PARTE DI QUEI PRODUTTORI CHE SPESSO SI DEFINISCONO .." PORTATORI DEL VERBO DELLA QUALITA' DEL BERE ". CI SARA' UN MOTIVO PER CUI NON LA SCRIVONO ! ! FORSE PERCHE' UNA BOTTIGLIA " NON DATATA " PUO' RESTARE DI PIU' SUGLI SCAFFALI DELL'ENOTECA '' MAH !!
    IO MI SONO IMPOSTO DI ACQUISTARE ,NEL CASO DI FRANCIACORTA, SOLTANTO QUELLI IN CUI E' INDICATA LA DATA DI SBOCCATURA ,CIO' NON VUOL DIRE CHE QUEST'ULTIMI SIANO MIGLIORI DEGLI ALTRI,
    MA NE FACCIO SOLTANTO UNA QUESTIONE DI PRINCIPIO.
    ...DATO CHE MI FAI PAGARE UNA BOTTIGLIA
    DI " BUON FRANCIACORTA " ...UNA CIFRA , ALMENO
    SII SERIO NEL VENDERE IL TUO PRODOTTO !.
    PIENAMENTE DACCORDO CON ANGELO PERETTI.

    UN SALUTO

    ALBERTO MONTEBOVE

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  4. Il perchè non viene messa la data di sboccatura? Semplice! Cosi può restare sugli scaffali dell'enoteca sino alla vendita comunque sia il tempo trascorso. Ho parlato con un enotecaro e lui preferisce che la data non ci sia.

    Un sommelier.

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  5. preso nota
    e se venite a provare giovedì vi dico la data della sboccatura
    ciao Angelo, ciao Giovanni

    ambra

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  6. Condivido l'importanza della indicazione della data di sboccatura, a tutela del consumatore e per acquisti più consapevoli.Tra i produttori evidentemente c'è già chi ha questa sensibilità.Suggerisco: " Altemasi" Brut Millesimato Cuvè 2006 , Cavit,Trento.
    Ho personalmente visionato la presenza di data di sboccatura in etichetta, oltre ad aver apprezzato il prodotto..Provare per credere!

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