31 marzo 2011

Cade (finalmente) un tabù: due premi a un rosso bio in Tetra Pack

Angelo Peretti
Premesso che non credo ai concorsi enologici, e che anzi li considero il retaggio di una maniera vecchia e stantia di affrontare il tema vino, almeno qui da noi in Italia, dove spesso i produttori diventano todos caballeros o quasi (in Francia ci sono buoni concorsi, e spesso mi capita di comprarne le bottiglie medagliate), dico che accolgo con soddisfazione la doppia medaglia d'oro conquistata da un vino americano a ben due competizioni vinicole.
A dire il vero, la notizia non la do per primo, ché m'ha preceduto Intravino. Pazienza: l'importante è sottolinearla. 
Il vino in questione è il CalNaturale 2008, un cabernet sauvignon d'un unico vigneto, il French Camp Vineyard, all'interno della denominazione del Paso Robles. Ha vinto in questo primo scorcio del 2011 la Florida State Fair International Wine Competition e la Monterey Wine Competition. Sul sito dell'azienda vedo anche che lo stesso vino già aveva conquistato l'oro nel 2010 alla San Diego International Wine Competition. Più un paio d'argenti. Plurimedagliato.
Perché ne gioisco? Perché, leggo in un comunicato, questo è "il primo e unico vino della California fatto con uve da agricoltura biologica certificata e reperibile nella confezione in Tetra Pack amica dell'ambiente". Attenzione: quel che mi preme sottolineare non è tanto e solo il fatto che si tratti di un vino bio, bensì che lo si vende in scatola, nel Tetra Pack. Vivaddìo, finalmente cade un tabù!
Direte: ma 'sto vino com'è? Non lo so e temo che non lo saprò mai. Ma non m'interessa. Registro solo che, oh, sì, quei ce la tiriamo tanto coi vini naturali e coi tappi di sughero e con tant'altre ameni dibattimenti del genere, e quest'altri invece, di là dell'oceano, fanno vino bio e lo mettono nella scatoletta. Perché il vino, prima di tutto, è un alimento che si porta in tavola. Altro che evoluzioni fighette al tavolo con coltellino, cavatappi, decanter e via discorrendo.
Sia chiaro: amo che il vino stia nel vetro, perché, se possibile, adoro berlo in là con gli anni, e nel Tetra Pack non lo si puà far invecchiare. Ma chi mi legge lo sa: vorrei quanto meno la capsula a vite al posto del sughero. Avanti con la tecnologia, se è amica del vino, e la capsula a vite è amica del vino. E spazio al Tetra Pack e al bag-in-box quando ce n'è l'opportunità. Il resto temo che molto spesso sia fuffa. Perché finiamo far contare troppo spesso più la forma che la sostanza. E la sostanza sarebbe il vino.

6 commenti:

  1. caro Angelo tu non ci crederai ma io ho appena ordinato un vino bio italiano sfuso in bag in box
    che servirò in piccoli fiaschi.
    Mi sono convinta dopo averlo assaggiato senza sapere in che contenitore fosse conservato e questa la dice lunga.
    susy

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  2. Brava Susy. Provare. Il bag in box è un ottimo contenitore per il vino, a condizione che non lo si debba utilizzare per periodi troppo lunghi: diciamo sei-sette mesi.

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  3. Molto ma molto raramente,ho trovato in locali,i vini
    cosìdetti della casa,accettabili(e sono generoso)per
    dire chein questi casi,viene guardato solo il prezzo
    acquistare un prodotto in TetraPack e spacciarlo per
    vino della casa,non mi sembra corretto,e con questo non voglio sostenere,sia il caso del(brava)Sig.Susy,
    anche perchè,tra l'altro non conosco.

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  4. @Lino. Sinceramente non capisco. Le questioni sono due.
    La prima è il vino della casa. In qualche contenitore il vino della casa lo si dovrà pur acquistare, no? In damigiana, in tanica, in cisterna, in dama: da qualche parte lo si dovrà pur mettere per trasportarlo e conservarlo. Indubbiamente, fra tutte le maniere possibili il bag-in-box o il Tetra Pack sono le più affidabili e igieniche. Per cui ben venga.
    La seconda è quel che dice Susy, che ha tra l'altro un'ottima lista di vini biodinamici e biologici: l'acquisto avviene in Tetra Pack e da lì il vino viene travasato per il servizio al tavolo, essendo il cartone di dimensione evidentemente eccessivo. Ma mica è il vino della casa: è un vino regolarmente in lista, come qualunque altro, che viene servito in manera diversa rispetto agli altri.
    Oppure manifesti un pregiudizio verso i contenitori alternativi, per cui quello che finisce in Tetra Pack o in bag-in-box deve per forza essere un vino di quart'ordine? Il problema è proprio questo: in Italia nel cartone ci si mette, per ora, solo del vinello, ma all'estero, e soprattutto in Scandinavia, pretendono che questi contenitori vengano utilizati anche per vini più importanti. La questione è tutta di mentalità.

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  5. Sig.Angelo,non ho nessun pregiudizio per quei tipi di
    contenitori.Non sono solito chiedere i vini proposti
    come quelli della casa,perchè quando è successo sono
    sempre stato deluso,l'aquisto è solo in funzione del
    prezzo al ribasso.Se il mio commento è fuori tema,ed
    ho collegato,l'abuso vino della casa al contenitore,
    me ne scuso ma,non era il mio intendimento.Grazie

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  6. @Lino. Figurarsi! Era solo per chiarire. In questo caso, poi, il fiaschetto per il servizio è realizzato e fornito proprio dal produttore del vino bio in bag in box (il contenitore è da 3 litri). Si tratta, pertanto, di una scelta produttiva, che non va confusa col "vino della casa" sfuso, sul quale concordo totalmente con la sua valutazione: meglio evitarlo!

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