21 marzo 2011

Ullallà, un Chiaretto con le bolle, ma del '94 (e forse del '91)

Angelo Peretti
Due premesse. La prima: mi sarebbe piaciuto che a bere 'sto vino ci fosse stato anche Franco Ziliani perché ne potesse scrivere su Le Mille Bolle Blog, dove parla di bollicine classiche. La seconda: sono in pieno conflitto d'interesse, visto che è un'etichetta della "mia" denominazione, ma siccome è un vino che non c'è più, che insomma non è in commercio, e siccome ancora la cosa l'ho trovata assolutamente di là da ogni mia previsione ed ipotesi, be', non riesco proprio a resistere e ne scrivo.
Ora, la faccenda è questa: accompagnavo un giornalista del vino, un collega, a visitare Monte Saline, l'azienda bardolinista di Romano Giacomelli, a Cavaion Veronese. Romano è da più di mezzo secolo sperimentatore e produttore d'un Chiaretto spumantizzato col metodo classico, e mentre chiacchieravamo di bollicine e di rosati, ha tirato fuori da un ripostiglio una boccia che ci ha lasciati tutt'e tre - lui per primo, e anche il collega e me - affascinati e stupiti.
Era un Chiaretto Spumante, certo. Ma la sboccatura risaliva al 1994. Il che vuol dire che il vino di partenza era del '91 o del '92. Sissignori, un Chiaretto bardolinista d'inizio anni Novanta. Con le bolle.
Se ha resistito? Macché resistito: era spettacolare. Ed è un peccato che Romano non ne abbia in cantina, ché non rinuncerei a comprarmene una cassa.
Ora, che un Chiaretto superi i vent'anni e si ripresenti dopo così tanto tempo in forma perfettissima, be', non me lo sarei mai neppure immaginato. Vero, Chiaretto metodo classico. Ma proprio non pensavo. E dunque dovrò rivedere le mie idee sui vini della mia stessa terra, accidenti.
Ora, cerco di darne la descrizione.
Colore fra il rosa antico e il dorato, elegantemente.
Naso avvolgente di spezie e miele di castagno e fiori appassiti e petali di rosa.
Bocca cremosa. Ancora tanta spezia dolce. La ciliegia, la fragola disisdratata. E il croissant burroso, la vaniglia, la crema inglese. E un che di mandorla, anzi, di confetto alla mandorla. E poi il petalo di rosa, o forse il rosolio. E la nespola del Giappone. E un pizzico di timo. E il sale. Già, il sale, che caratterizza i vini più autentici del territorio gardesano.
Non me lo sarei aspettato, già. Che sorprese che ti sa dare, il vino, quand'è fatto con passione. La passione di Romano per la bollicina autoctona. Bravo.

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