16 novembre 2011

Prosecco e veleni

Angelo Peretti
Accidenti, terzo giorno di fila che mi occupo di Prosecco. Ma il depliant che ho ricevuto via email mi ha lasciato stupefatto, e dunque ecco che ne parlo. Ordunque, trattasi di depliant di un ente pubblico d'area prosecchista, ossia il Comune di Vidor, nel Trevigiano, con logo altresì della Provincia di Treviso. Reclamizza un percorso storico naturalistico lodevolmente delineato nella zona. Bell'idea. Magari è un po' meno indovinato il titolo, che fa "Dal sacro al pro... secco" (a me i puntini è noto che in genere piacciono poco). Si spiega che "la variabilità del paesaggio attribuisce al territorio del Comune di Vidor una valenza naturalistica esclusiva" e che la sua particolarità è il succedersi a breve distanza di ambienti molto diversi: partendo dal Piave, il fiume, la passeggiata procede verso scenari prima golenali e poi pianeggianti e agricoli, "per arrivare all'area del Prosecco docg". Molto bene.
Il problema è che si dice anche che per un'ampia parte dell'anno è meglio che quel percorso non lo si faccia. Anzi, che è proprio vietato farlo. Perché i campi sono avvelenati. Sissignori, fra le "norme comportamemantali", citate anche sul sito del Comune di Vidor, si scrive così: "Il transito nel percorso non è consentito nel periodo compreso tra il mese di aprile ed il mese di agosto compresi di ogni anno, a causa dei trattamenti fito-sanitari alle coltivazioni". Oh, voglio dire, tra aprile e agosto, quando la gente va a fare passeggiate, ché credo difficile ci si rechino in febbraio, col freddo che fa.
Il "Regolamento per la circolazione sul percorso storico naturalistico" è ancora più chiaro: "Nelle aree di proprietà privata del percorso il transito non è consentito - si legge - nel periodo compreso tra il mese di aprile ed il mese di agosto compresi di ogni anno, attesa la necessità dei proprietari dei fondi di eseguire i normali trattamenti fito-sanitari alle coltivazioni e ciò al fine di non creare pericolo per le persone in transito ed intralcio ai proprietari".
Insomma: non ci si può passare - non è consentito! - per tutti quei mesi nei quali tra i vigneti prosecchisti si trattano le vigne. Perché c'è, udite udite, "pericolo per le persone". E il pericolo non mi si venga a dire che è viabilistico perché legato all'uso dei trattori o degli altti macchinari, perché altrimenti andrebbe vietato il passaggio anche e soprattutto in vendemmia. Nossignori: il pericolo, a leggere quel che si scrive a Vidor, sono i trattamenti. Ohibò, ma se lo sventurato camminatore ha rischio di finire avvelenato sul percorso, che ne sarà di tutti i vidoresi perennemente esposti a quei profluvi di fattori nocivi? Tutti malati, avvelenati, spacciati?
Ora, non sarà certo io a minimizzare i problemi dei trattamenti chimici in agricoltura: so benissimo che l'attività agricola inquina l'ambiente e anche chi nell'ambiente ci vive, e che un graduale, razionale, meditato passaggio a pratiche meno invasive è bene che si faccia e che se non lo si è già fatto lo si inizi da subito. Così pure, so bene che quelle cose che s'irrorano ripetutamente in vigna non sono il massimo della goduria, nossignori. Aggiungo per di più e per inciso che sarebbe bene che si ragionasse pure sugli sprechi idrici che avvengono in troppe campagne e in troppe vigne: l'acqua è un bene limitato, e dunque non va sprecata. Ma che si crei un percorso che conduce alle vigne del Prosecco docg e che poi si dica che su quel percorso c'è "pericolo per le persone" quando si fanno i trattamenti in vigna, be', mi pare un po' paradossale. Delle due l'una: se c'è pericolo, meglio evitare del tutto di tracciare percorsi "a tempo", spendendo pubblici quattrini, e pensare invece a tutelare la salute della gente, a partire dai vignaioli, ma se invece si ritiene che la salute sia tutelata, perché vietare?

4 commenti:

  1. Ho visto una tabella della Regione Veneto circa i trattamenti nocivi e tossici nell'area regionale.

    Treviso è al terzo posto dopo Verona e Rovigo per l'utilizzo di questi prodotti. Comunque parliamo di quantità elevate.

    Treviso lo fa soprattutto per le vigne, Rovigo per ortaggi, Verona per vigne, ortaggi e frutti.

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  2. Brutte classifiche. Credo che i vignaioli possano e debbano dare esempi positivi. E che le istituzioni possano e debbano aiutarli.

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  3. Sono il primo a dire che così non va ma il problema non è di facile risoluzione purtroppo. Valdobbiadene e conegliano hanno percentuali di suolo vitato altissime, Asolo per esempio ha meno problemi vista la diversità di coltivazione. La cosa più difficile da affrontare è il frazionamento dei terreni che spesso sono seguiti da persone poco competenti. Persone che si fanno consigliare dai consorzi agrari che devono vendere prodotti, ne so qualcosa io che i primi anni da perfetto ignorante seguivo pari pari i consigli del capo ufficio(fortunatamente non più) C'è bisogno di supporto da parte dei consorzi di tutela per far capire agli agricoltori quando si può evitare il trattamento. I consorzi di tutela si stanno muovendo in questo senso ma la strada è ancora lunga.
    Dal 2014 la CE cambierà tutte le norme per i trattamenti e qualcosa cambierà seriamente.
    Luca

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  4. Caro Angelo, scusa se intervengo solo oggi ma problemi lavorativi mi hanno impedito di rispondere subito. E mi scuso sin da subito per l'intervento molto lungo.
    Conosco bene la situazione, non fosse altro perché abito a meno di 300 metri da dove inizia tale percorso e perché conosco personalmente chi ha sviluppato tale iniziativa.
    Va premesso che il 90% del percorso avviene su strade vicinali ad uso privato, aperte al pubblico solo per tale iniziativa.
    Non fingiamo: a nessun viticoltore fa piacere che uno sconosciuto passeggi per il proprio vigneto, non fosse altro perché rischia di abbandonare il piccolo rifiuto, rimuovere un oggetto abbandonato di proposito, curiosare nel lavoro altrui, e intralciare, per cui si è dovuto mediare....
    Una cosa giustissima (a mio avviso) chiesta dai viticoltori è stato di vietare l'accesso nel periodo più critico dell'anno, ma non perché si rischi di avvelenare qualcuno, semplicemente per evitare problemi pratici.
    Ti lascio immaginare un camminatore che, addentrandosi in un vigneto, venga irrorato di "semplice" verderame: pretende di essere risarcito pr il giubetto macchiato, chiede scuse ecc. ecc. ma cosa doveva fare un agricoltore secondo te? Appendere un cartello (nel suo vigneto) con su scritto "non passare perchéè oggi compio irrorazioni?"
    Altro esempio: in vendemmia non si corre con i trattori, e comunque tu sai che ci sono vendemmiatori all'opera, ovvero persone a piedi, ma se nel mese di luglio, magari di prima mattina, tu stai facendo un trattamento, chiuso in modo stagno nella cabina come prescrive la legge, sei certo di evitare il ciclista in mountan-bike che sfreccia come un matto lungo la discesa della tua collina?
    Credimi, nessun rischio di avvelenamento, semplicemente buon senso dell'amministrazione che chiede al turista di fruire dei vigneti nei momenti più sicuri ed in cui - onestamente lo ammetto - da meno fastidio al viticoltore proprietario del fondo!
    Ciao

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