Angelo Peretti
Non dite che esagero: l'appuntamento potrebbe essere di quelli che segnano un'epoca nella storia del vino italiano. Sabato 3 e domenica 4 dicembre 2011 a Piacenza c'è il primo Mercato dei Vini della Fivi, la Federazione italiana dei vignaioli indipendenti. I soci sono attorno a quota mille, quelli che hanno aderito all'iniziativa piacentina sono un paio di centinaia, e non è davvero poco, perché questa è una manifestazione voluta e organizzata non da istituzioni o enti o consorzi, bensì da un'associazione che riunisce solo produttori di vino. O meglio, da vignaioli che fanno vino con le uve delle loro vigne e che il vino se lo fanno direttamente e se lo commercializzano anche. Sì, è questo il primo aspetto che fa del Mercato dei Vini dell'Expo di Piacenza un evento: la Fivi è fatta da vignaioli di tutt'Italia e la rassegna se l'è organizzato da sé. Il secondo fattore di svolta è che quest'è la prima "vera" uscita pubblica della federazione (qualcosa s'era già fatto per la questione dell'etilometro, con un incontro a Milano), il che vuol dire che si son rotti gli indugi, e d'ora in poi la Fivi deve saper camminare spedita con le proprie gambe, parlando al mondo dei consumatori e degli operatori, e dunque non limitandosi - il che comunque non è poca cosa - a fare lobbying per gli associati nei confronti degli organi istituzionali del comparto agricolo. Ecco, queste sono già di per sé buone ragioni per dire che quella in programma a Piacenza ai primi di dicembre potrebbe non essere solo la solita rassegna dove c'è gente che fa assaggiare vino accanto a una fila di tavolini o dentro a degli stand. Potrebbe essere di più, l'avvio di una piccola rivoluzione.
Il Mercato dei Vini, poi, si chiama così perché i vini saranno anche in vendita: si potrà comprare direttamente dai vignaioli, così come succede nei vari saloni nazionali allestiti periodicamente dai potenti Vigneron indépendant francesi, ai quali la Fivi s'ispira sin dalla costituzione. Ed anche questo è importante, perché credo che il rapporto diretto vignaiolo-bevitore sia un valore. Da parte dei piccoli, più si disintermedia, meglio è, e qualunque segnale vada in questa direzione lo vedo positivamente.
Poi, come in tutte le cose del mondo, c'è da capire che qualche inciampo ci sia stato e ci sia nel muovere i primi passi, però ci sta che in avvio ci sia da rodare una macchina fatta solo di vignaioli volontari e mi piace invece, e parecchio, la serenità e la trasparenza del presidente della Fivi, un grande del vino come Costantino Charrère, quando, in uno scambio epistolare che abbiamo avuto, mi dice: "Non le nego le difficoltà operative che la Fivi ha in Italia. Paese in cui l'associazionismo di filiera significa ancora pagare (quando ce lo ricordiamo) una quota di iscrizione, delegare 'ad altri' le politiche di settore senza dare contributi personali attivi, e alla fine criticare con sufficienza. In questo orizzonte, oggi più di ieri, la Fivi ha ragione di esistere e di operare, in Italia e in Europa. Il Mercato dei Vini dei Vignaioli di Piacenza, organizzato dalla Fivi con pochissime risorse finanziarie e tanto volontariato, riuscirà comunque a portare circa duecento vignaioli italiani, in una allocazione volutamente periferica, a proporre e vendere, senza mediazioni, direttamente al consumatore il proprio 'terroir'. E questo è già un bel risultato di aggregazione di filiera e di comunicazione di intenti". Sì, sono parole che condivido, che mi piacciono, e dunque in bocca al lupo alla Fivi e al suo Mercato, ed anzi dico che mi auguro sia un successo, perché il mondo del vino italiano ha bisogno della Fivi.
Annoto, per finire, che il mercato è aperto sabato 3 dicembre dalle 13 alle 21 e domenica 4 dalle 10 alle 18, che l'ingresso costa 10 euro e che nella mattinata di sabato, alle 10, c'è una tavola rotonda sul tema "Identità e ruolo del Vignaiolo nello scenario della globalizzazione". Tema impegnativo.
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