6 febbraio 2012

In ricordo di Giorgio Bargioni

Angelo Peretti
Ne scrivo solo oggi, giorno dei funerali. La notizia l'ho letta venerdì sulle pagine de L'Arena, il quotidiano di Verona. È morto Giorgio Bargioni. Il professor Bargioni.
Per chi non è "addetto ai lavori" il nome forse dice poco. Naturale che sia così: ha fatto cose strabilianti per il comparto ortofrutticolo veneto e italiano, ma non amava mettersi in mostra. Credo che per lui l'essere in primo piano fosse una sorta di fastidioso "effetto collaterale" della sua scienza. Mai sentito una volta darsi delle arie, neppure quando avrebbe potuto far valere la sua autorevolezza. E sapeva invece ascoltare. Lucio Bussi, scrivendone su L'Arena, attacca così: "Professore, maestro e soprattutto signore". Condivido. Soprattutto signore.
Bargioni aveva ottantasei anni. Nell'ultimo decennio mi ha onorato della sua stima. Ci univa la passione per l'olivo, l'olio, l'olivicoltura. Ci incontravamo di tanto in tanto a qualche convegno, magari a far da relatori, fianco a fianco. Spendeva sempre buone parole per le mie quattro idee. Gliene sono grato.
Per l'olivicoltura veneta ha fatto tantissimo, senza risparmiarmi. Da inguaribile toscanaccio d'origine (l'accento non l'ha mai mollato, neppure dopo tutto quel tempo vissuto a Verona) diceva pane al pane e vino al vino. Non andava per il sottile: quel che ci voleva, ci voleva. Chi l'ha ascoltato ne ha tratto indubbio beneficio.
A beneficio di chi non l'ha conosciuto, per ricostruirne la carriera uso le parole di Lucio Bussi: "Laureato in Agraria a Firenze nel 1948 con il massimo dei voti e la lode, dal 1951 al 1954 è stato direttore del Centro per l´incremento della frutticoltura ferrarese. Nel 1955 assunse la direzione del nuovo Istituto sperimentale per la frutticoltura fondato dalla Provincia di Verona, a cui ha indissolubilmente legato il nome, incarico che ha mantenuto fino al 1990 anno del pensionamento portando la capacità di aprire a settori innovativi, come la moltiplicazione in vitro delle piante in cui l´Istituto fu tra i precursori non solo in Italia. Istituto che senza di lui di fatto ha seguito ben altro percorso. Dal 1964 era libero docente di Coltivazioni arboree, con titolo depositato all´Università di Padova dove per sei anni ha insegnato Viticoltura. Dal 2004 al 2007 ha avuto l´incarico per un corso di Olivicoltura all´Università di Verona È stato membro effettivo dell´Accademia dei Georgofili, dell´Accademia nazionale dell´olivo e dell´olio, dell´Accademia di agricoltura scienze e lettere di Verona e dell´Accademia nazionale di Agricoltura. Sulle specie da frutto si è concentrato in modo particolare su ciliegio e pesco, colture diffuse nel Veronese, facendo diventare per anni la nostra provincia punto di riferimento nazionale, sia per la selezione varietale sia per il miglioramento genetico. Ha costituito alcune varietà tra cui quella della ciliegia denominata Giorgia, diffusa a livello nazionale. Ha scritto libri su questi temi per editori nazionali e stranieri e collaborato per riviste scientifiche e divulgative e per L´Arena".
I funerali oggi, a Verona. Non potrò esserci. Lo porterò nella mente e nel cuore.

1 commento:

  1. Ho visto oggi e con sgomento apprendo la notizia se ne è andato un grande signore un grande vecchio un grande appassionato ho assistito a molti suoi convegni sul ciliegio grandissima sua passione pace a lui Giobattista

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