7 febbraio 2012

Naturali parte 1: nessun litigio in Francia

Mario Plazio
Giuro che non ci siamo messi d’accordo. Non avevo idea che il direttorissimo Angelo Peretti avrebbe scritto qualcosa sul manifesto della Dive Bouteille. Ecco, io a quella manifestazione ci sono proprio andato. Confermo che il luogo, i frequentatori e le bottiglie erano piuttosto fuori di testa. Mi dicono che il nome della manifestazione arriva dallo scrittore di casa in Loire, Rabelais, e che dovrebbe essere l’abbreviazione di “divine”.
Il castello di Brézé, vicino a Saumur, è spettacolare: pietra gialla, forme proporzionate, ambiente suggestivo e rilassante. L’ideale insomma per una degustazione di vini naturali. I viticoltori erano stipati nelle cantine del castello, una ambientazione ricca di pathos.
Il salone è uno dei tanti eventi “off” che accompagnano l’importante Salon des Vins de Loire. La prima considerazione che mi viene in mente riguarda la totale assenza di polemica tra i vari saloni. Ciascuno organizza il suo senza che questo susciti risentimento da parte di nessuno. Da noi il fatto che ci siano due o tre eventi di vini naturali in concomitanza del Vinitaly continua ad alimentare noiose polemiche tra veri o supposti guru che vorrebbero che tutto e tutti finissero nello stesso calderone. Forse per poi ammaestrare i produttori con le proprie teorie. Senza pensare al fatto che ognuno ha il diritto di avere una propria posizione e che, se anche si volessero unire tutte le forze, non sarebbe più possibile trovare un luogo adatto ad ospitare tutti gli espositori.
Impossibile e troppo lungo un resoconto completo della manifestazione. Mi limiterò a proporre nomi nuovi o interessanti (alcuni sono a Villa Favorita e non li ho assaggiati) e a comunicare alcune mie perplessità. Iniziamo proprio da queste. La delusione principale riguarda le tre aziende di Champagne presenti. La mia impressione (confortata da un altro degustatore ed esperto della zona) è che anche i piccoli vigneron, tirati per la giacchetta da una crescita esponenziale della domanda, stiano accorciando i tempi di maturazione dei vini prima del dégorgement. Col risultato di fornire vini poco complessi, stanchi e piatti. Cosa che non accadeva pochi anni fa, quando avevano bisogno di farsi conoscere ed era l’entusiasmo a dominare più che il mercato.
Vouette et Sorbée ha un Blanc d’Argile 2009 (già il 2009…) molto compresso nel finale (1 faccino e mezzo) e un Fidèle (base 2009 non dichiarata) potente ma corto e dal finale di mela cotta (2 – faccini). 
Larmandier-Bernier presenta un Blanc de Blancs 1er cru sottile e salino, stanco in bocca (1+ faccini), un Terre De Vertus 2006 sapido, elegante, a cui manca solo un pizzico di tensione in bocca (2 faccini), un Vieilles Vignes de Cramant 2005 minerale e solare, dal legno percettibile, che nel finale vira troppo verso l'ossidazione (2+ faccini) e un Rosé de Saignée 1er cru ben fatto e vinoso (2+ faccini).
Deludente infine Jerome Prevost, La Closerie, Cuvée Les Béguines, (ancora una base 2009…) anche qui non abbastanza complesso e piatto, stanco e ossidato (1 faccino).
Domani proseguo col resto, a cominciare dalla Borgogna.

2 commenti:

  1. tre grandi nomi, tra i miei preferiti, della champagne indipendente... e tre grandi delusioni! apperó...

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  2. Succede. Però non sono "grandi" delusioni: la media di Mario è sui 2 faccini, e non è niente male.

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