7 agosto 2009

Il Durello che mi piace

Mauro Pasquali
Non poteva che finire così: tirato per la giacca (anche se in questa calda estate ormai ho dimenticato la giacca nell'armadio da un pezzo), ma non più di tanto, ritorno a parlare di Durello. Anzi, del mio Durello, di quello che mi dà sensazioni, che mi emoziona quando ne apro una bottiglia e, soprattutto, quando la bevo.
Gli amici, scherzosamente, mi dicono che sono un po' maniaco: se c'è da aprire una bottiglia di bollicine italiane, al 90% è una bottiglia di Durello. Oddìo, in altre zone d'Italia vi sono sicuramente prodotti che ricevono punteggi superiori nelle varie guide, ma per me, quando si parla di bollicine italiane, la prima scelta cade sempre sul Durello. Chiamatela mania, chiamatelo sciovinismo (i francesi hanno molto da imparare da me...), chiamatelo amore per un territorio e per chi vive quel territorio, ma il fatto è questo: vini come il Durello delimitano (o, meglio, dovrebbero delimitare) il confine fra coloro che nel vino vogliono trovare e sentire il territorio e coloro che si accontentano di un anonimo prodotto, sicuramente ben costruito ma così desolatamente privo di personalità e incapace di emozionare.
Non parlerò dei Durelli che non mi piacciono. Vorrei scrivere che non esistono Durelli che non mi piacciono ma, purtroppo, ciò non è vero. Poi qualcuno dirà: ovvio, i Durelli di cui non ha scritto, non gli piacciono e sono quelli che vorrebbe mettere all'indice. Non è così. Per una volta smettiamo di dividere il mondo in bianco e nero, in giusto e non giusto. Per una volta permettetemi di scrivere di ciò che mi piace e basta. Punto.
Per una volta non darò faccine, giusto per non fare una classifica che servirebbe a poco. L'obiettivo oggi non è questo. Oggi vorrei togliermi lo sfizio di mettere una prima pietra nella costruzione di quell'incontro sollecitato da Paolo Menapace. Un incontro che vedrà (lo spero) tutti (sottolineo: tutti) i produttori di Durello e qualcuno, come il sottoscritto ed altri che amano il Durello e lo vogliono veder sempre più diffuso, magari a cominciare dai locali veneti che, a parte Prosecco e Franciacorta, sembra non conoscano altre bollicine. Ma, soprattutto, lo vogliono coerente, con personalità e caratteristiche proprie: di Prosecchi e Franciacorta è pieno il mondo!
Monti Lessini Durello Spumante Brut Metodo Classico – Casa Cecchin
Troppo facile cominciare con il Durello di Cecchin: un classico (non solo nel metodo). Quattro anni sui lieviti donano sentori di frutta secca tostata, un perlage fine e persistente, profumi freschi e delicati. Ma è soprattutto la mineralità: quelle note che nascono dai terreni vulcanici su cui le vigne sono coltivate, che affascinano e conquistano. Un vino che apro, volentieri, per tutto pasto.
Monti Lessini Durello Spumante Extra Dry Metodo Charmat – Cantina Sociale Valleogra
Un vino piacevole, senza quella voglia di stupire (non riuscendoci) che altri hanno. Una bella alternativa al Prosecco come aperitivo non impegnativo (se solo le nostre enoteche e i nostri ristoratori promuovessero il Durello). Anche il prezzo è piacevole.
Monti Lessini Durello Spumante Extra Dry Metodo Charmat – Cantina Colli Vicentini
Vale quanto detto per la Cantina della Valleogra: una piacevole alternativa ad altre più famose bollicine. Come aperitivo, naturalmente.
Monti Lessini Durello Superiore – Sandro De Bruno Ritrovo, a dispetto di una forse eccessiva morbidezza, il territorio, quella mineralità basaltica che mi fa subito pensare al Monte Calvarina. La freschezza e la sapidità fanno il resto, regalando una bella finezza al vino.
Monti Lessini Durello Superiore – Casa Cecchin
Un bel profumo delicato ma deciso, la mineralità che esce ad ogni sorso. Una bella beva fresca e sapida. Un bell'abbinamento con alici e sarde.
Oddìo, solo ora mi sono accorto che ho inserito, salvo Sandro De Bruno, solo produttori vicentini. Non me ne vogliano gli amici veronesi. La scelta non è geopolitica ma esclusivamente organolettica. Altri prodotti veronesi mi avevano entusiasmato tempo fa ma, ora, non li riconosco più.

3 commenti:

  1. Durello che mi piace.... Durello spumante,che piacere!
    non ho mai condiviso,sia il pensiero,quantoil piacere
    nel leggere un testo,su un vitigno/vino,che rincorro a
    ritroso,qualcosa come quarant'anni(non voglio fare il
    nome del'azienda che ricordo,del resto non è di questo
    che stiamo parlando,ma del Durello,e non del frutto)il
    ricordo:Personalità,carattere,freschezza,mineralità ed
    ancora,lealtà,rispetto,che ripaga con grande emozione.
    Sarei pronto a rinnovare, tale piacere dell'incontro.

    RispondiElimina
  2. mi debbo scusare con l'autore "il Durello che mi Piace "
    per quello che avrei voluto dire, e non ho detto sopra.
    Non ho mai condiviso,come in questo caso,il pezzo nella
    sua interezza(sia il pensiero, che il giudizio,tutto).
    L'entusiasmo,per il Durello,m'ha indotto alla omissione.
    Grazie.

    RispondiElimina
  3. Lo spirito che dovrebbe animarci è proprio questo: il ricordo (e, perchè no?, il presente) di un vino con personalità, carattere, freschezza, mineralità (uso volutamente le parole di "Lino - c."). Al di là dei nomi e dei propri gusti. In nome del Durello e di chi lo interpreta con lealtà e rispetto, per dare un futuro non solo di numeri ma, soprattutto, di qualità a questo splendido vino. Quanto all'entusiasmo per il Durello che ha indotto all'omissione è comprensibile.

    RispondiElimina