Mario Plazio
Julien Labet e i fratelli hanno assicurato la continuità del Domaine Labet, apportando nuove idee e molta voglia di sperimentare. Da sempre il vigneto è stato curato in maniera poco interventista. Con l’arrivo di Julien ci si sta spingendo verso il biodinamico e il massimo rispetto delle uve vendemmiate. Questa maggiore naturalità si riflette nei vini che, pur essendo talvolta magnifici, hanno ulteriori margini di miglioramento.
Da segnalare in particolare gli Chardonnay non “ossidativi” dai singoli vigneti, che riescono ad offuscare ben più blasonati (e costosi) bianchi di Borgogna.
Al naso emergono i sentori di mallo di noce del Savagnin, che sfumano nelle spezie, nei capperi e nella liquirizia, mentre lo chardonnay apporta note burrose, agrumate e di pesca.
Il terroir conferisce la nota minerale possente, mentre l’ossidazione sembra fungere da scudo protettivo.
Il vino è propedeutico per coloro che non sono molto abituati ai vini dello Jura e si spaventano di fronte all’ossidazione. Pur senza arrivare agli estremi del Vin Jaune, i caratteri ci sono tutti, ma in forma minore.
In bocca il carattere non mente: l’acidità è tagliente e il vino è secco, sapido, piccante e lunghissimo. Nel bicchiere è cangiante e di enorme fascino.
Perfetto con una bella toma di montagna stagionata o con una cucina marinara sapida basata sul pesce azzurro.
Tre lieti faccini :-) :-) :-)
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