Angelo Peretti
Potrà anche sembrare un'affermazione ovvia e scontata, ma io dico che da un Pinot Nero m'aspetto che prima di tutto mi ricordi un Pinot Nero. E purtroppo così scontato non è, ché troppo spesso si son visti negli ultimi anni dei Pinot Neri che erano scurissimi e quasi impenetrabili e a tratti marmellatosi e ipertannici e alcolici. Insomma, nulla a che vedere con l'eleganza, la finezza, la nobiltà ch'è tipica del vitigno e del vino che se ne dovrebbe trarre. Ed è stata una driva che ha intaccato anche la madrepatria Borgogna, dove però mi pare che ci si sia rimessi in carreggiata, e che ha comunque contagiato molte cantine che si son cimentate con l'uva borgognona fuor di Borgogna.
Detto questo, aggiungo che gioisco quando - appunto - fuor di Borgogna mi ritrovo nel bicchiere, appunto, un Pinot Nero che somiglia a un Pinot Nero, e questo m'è accaduto di recente stappando una bottiglia del 2006 "base" di Franz Haas, nume fra i produttori pinot-noiristi d'italico confine e in questo caso di sudtirolese terra.
Bello già nel colore, per niente carico, giustappunto pinoteggiante.
Poi eccolo varietale al naso, con quel suo tipicissimo fruttino e la sua bell'eleganza.
Al palato è piacevolezza di beva (i tredici gradi e mezzo d'alcol non li avverti), fruttino, spezia, freschezza.
Due lieti faccini :-) :-)
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