3 febbraio 2010

L'Amarone a una svolta?

Angelo Peretti
Dicendo delle mie prime impressioni circa l'Anteprima dell'annata 2006 dell'Amarone, allestita dal Consorzio di tutela dei vini valpolicellesi presso la Fiera di Verona (e la location sarà anche meno fascinosa rispetto ai palazzi delle precedenti edizioni, ma vivaddio è tanto, tanto più comoda e meglio servita in termini di viabilità e di parcheggi), ho scritto, guardando alla metà piena del bicchiere, e dunque ottimisticamente, che m'è parso di vedere i primi segnali d'un cambio d'impostazione. Che insomma ho trovato qui e là minori concentrazioni, tannini meno aggressivi, alcol meno in rilievo, una ricerca un po' meno spasmodica del muscolo, del machismo palestrato. E vedremo se le annate che verranno, a partite da quella del 2007, che fu a mio avviso vendemmia interessante per le corvine valpolicelliste, confermeranno quest'impressione.
Sta di fatto che oggi la Valpolicella amaronista sembra esser lì per avvicinarsi a un bivio (per avvicinarsi: non credo ci sia già piombata sopra): in quale direzione andare, d'ora in poi? Seguitare a rincorrere lo stile internazionale, polposo e pienotto, degli anni Novanta - che almeno sette-otto e forse più milioni di bottiglie sembra continuare peraltro a consentire di venderle tuttora - oppure cercare una maggior bevibilità, inseguendo la finezza e l'armonia anche su un vino che sopra le righe ci sta per forza, visto che si fa con l'appassimento? E come fare a contenere dolcezza ed alcol se ormai la viticoltura valpolicellese è tale - con tutti quegli impianti a filare che si son messi giù - che ti obbliga per forza a portare in casa uve già molto avanti di maturazione, e che ancora di più si concentrano di zuccheri in fruttaio, e pigiarle troppo presto non va comunque bene perché ti verrebbero fuori tannini ruvidi e verdi?
Bei dilemmi, che hanno gli amaronisti. Ma ormai la loro padronanza della tecnica enologica è tale che mi vien da dire che la via la troveranno.
Intanto però, per rendere l'idea di come cambino i gusti e i pensieri, voglio riportare qui di seguito gli appunti scritti al volo su uno degli Amaroni tastati all'Anteprima. Mi sono un po' sorpreso anch'io a rileggerli. Credo sia una descrizione sintomatica del dilemma di cui sopra. Ecco i miei appunti, pari pari: "Rovere al naso. Ma poi si apre sul frutto rosso molto maturo. Ciliegia. In bocca frutto e alcol e dolcezza in stile più reciotato alcolico che non amaronista. O meglio, in stile di Amarone internazionale sull'onda di quanto assaggiato nelle precedenti annate. Qualche anno fa avrebbe dominato, oggi è superato".
Non dico quale sia il vino, chi sia il produttore. Non serve. Quel che voglio esprimere è un pensiero, un dubbio. Ad altri la risposta: io di soluzioni da proporre non ne ho.

4 commenti:

  1. Le mode vanno e vengono, forse l'Amarone aveva bisogno di farsi conoscere un po, non gode certo della fama del Brunello e dei Barolo. Ora però potrebbe tornare alla tradizione e cercarsi la sua personalità.
    Già oggi molti Amarone non sembrano nemmeno parenti tra loro, non trovi?
    Bye. Laura

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  2. Ciao Laura. Concordo, molti non sembrano nemmeno parenti. Credo debbano tornare a due concetti cardine: la finezza e il terroir. Se ce la faranno, l'Amarone sarà davvero uno dei più grandi rossi italiani.

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  3. Leggo nella proposta di disciplinare che sono ammessi zuccheri riduttori fino a un massimo di 12g/l in presenza di un titolo alcolometrico efferrivo si 14% vol con possibilita di aumentare di 0,1 g/l e ulteriormente di 0,15 g/l per ogni o,10% vol, a mano a mano che sale la gradazione,arrivando fino a oltre 16%.
    Certo la dicitura è "fino a un massimo"... ma come dici bene tu, con uve molto mature e con la concentrazione dell' appassimento, insomma è dura!
    Un dilemma, insomma.
    Leggo pure che per le bottiglie da 0,375 è previsto il tappo a vite. Che ne pensi, da sostenitore dello screw?
    M.Grazia

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  4. Screwcap sull'Amarone? E perché no, se così tanti produttori lo interpretano come un vino "da bere subito"? Per me lo screw è perfetto sui bianchi e sui rosati, mentre per i rossi ho dei dubbi profondi, anche perché non ho sufficiente esperienza. Ma sull'Amarone da 375 non lo vedrei male, a condizione che si tratti di un Amarone "base" realizzato, appunto, per esser pronto subito, e quindi da non invecchiare. Non sarebbe un vino che fa per me, ma sul mercato internazionale potrebbe aver successo

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