Angelo Peretti
Sembra incredibile, ma è invece amaramente vero: c'è tuttora parecchia gente nel mondo del vino e delle istituzioni vinicole che ritiene che l'informazione "di carta" valga di più, sia di altro ceto e censo, di quella "on line". Sissignori, è così. Ed è convinzione più radicata di quanto si pensi. Gente che non s'è accorta di quel ciclone che si chiama web, di quell'immenso mare su cui navigano milioni e milioni di persone alla ricerca d'opinioni e informazioni. Certo, sono il primo a dirlo: l'informazione on line è anarchica nella sua assoluta e talvolta magari anche eccessiva democraticità. Ma c'è. Mica puoi mettere la testa sotto la sabbia e far finta di niente. E invece si fa finta di niente.
Non dirò di chi si tratti, se sia uomo o donna, e nemmeno chi sia il suo committente ed a quale evento faccia riferimento. Non lo dico perché non m'interessa il caso in sé, bensì la mentalità che vi è sottesa. Dico solo che ha ricevuto l'incarico di pr per un evento legato al vino che si svolgerà in una certa regione italiana. E che incontrandomi qualche giorno fa m'ha detto: "Ci terrei che tu partecipassi. Hai mica qualche collaborazione con testate cartacee da darmi per l'accredito? Sai, gli organizzatori vogliono prudenza per i siti internet".
Dunque, è chiaro: una qualunque rivistucola cartacea, anche quelle che non vendono una riga dico una, che servono nient'altro che a raccogliere pubblicità, che per far vedere che esistono vengono spedite gratis a un certo numero di indirizzi ché in edicola nessuno se le filerebbe, la si potrebbe invitare, mentre un giornale on line, ancorché abbia centinaia di migliaia di pagine viste, non vale un fico secco. E se dunque voglio aver l'onore d'andare - viaggiando a spese mie - a quella tal manifestazione a far pubblicità gratuita alla medesima e alle aziende che vi son rappresentate, be', devo farmi l'accredito con una testata "di carta". Ma a questi usi & costumi non ci sono avvezzo: vuoi che mi sbagli? Se m'accreditano come direttore responsabile d'InternetGourmet (tra l'altro, e non a caso lo scrivo fra parentesi, è testata registrata al tribunale, anche se da sola la registrazione non val molto, l'ammetto, e per far buona informazione non è neppure così necessaria) posso anche pensare d'andarci, sennò non se ne fa nulla, tutto qui. Mica scrivo per scroccare week end enoici in giro per il mondo.
Non ce l'ho certo con chi m'ha parlato, che è persona che stimo assai. E la capisco, 'sta persona: come può non far presente l'opinione del committente? Ma non capisco invece come possano i suoi committenti avere quelle bislacche opinioni.
A pensar male - con la quale cosa si fa peccato, ma a volte... - un dubbio però mi potrebbe anche venire: sarà mica che la stragrande maggioranza dei web magazine e dei blog che s'occupano di vino non ospita redazionali a pagamento, e dunque corre il rischio d'essere poco "affidabile"? Già già, fors'è meglio chi con una manciata di euro ti fa comprare una pagina o due e ti pubblica le foto dell'assessore, del presidente, dell'eccellenza di turno, e pubblica paro paro il comunicato nel quale si dice quanto sono bravi e si spiega che l'annata è grandissima.
Mi domando se magari lo stesso discorso non valga poi anche per taluni produttori. Se cioè non guardino di buon occhio chi gli dice che il loro vino gli è proprio piaciuto e che però non sanno se possono scriverne dato che i costi di redazione sono alti e che però se avessero due-trecento euro per un po' di pubblicità... E quelli a a pensare che questo qui è bravo, mica come quegli altri che si arrogano il diritto di scrivere quel che vogliono e di dire che quel vino gli è piaciuto e quell'altro no.
Sì, forse ho sbagliato a non capire. Ma che volete, sono testardo e persevero nell'errore.
Per far felice l'amico/a pr.
RispondiEliminaPoco tempo fa un amico alla mia seganlazione di un pezzo sportivo da leggere (rugby) mi ha chiesto "che giornale è?", gli ho risposto che era un blog on line e gli ho dato l'indirizzo, "bene lo leggo subito ho il pc qui" allora gli ho spiegato cosa è un feed rss. "Grandioso!" mi ha detto. Ha cominciato a segnalarmi i pezzi su quel blog (stress da mischia chiusa) fino a quando gli ho dovuto dire che anche io sono feed rss su quel blog.
Caro pr, io sono il primo che ogni mattina va in edicola e si compra il suo quotidiano, sono molto legato alla mia carta ma, quando si va sullo specializzato, quando vuoi far sapere velocemente e a tanti a costi accettabili.....bhe poi provi a fare un rss in edicola. Wow.
D'accordo in pieno, su tutto, compresa la domanda finale. Son felice d'esser io pure piuttosto testarda!
RispondiEliminaSaluti
MG
continua così che va bene :-) io son uguale a te....
RispondiEliminaChe dire, ti credo perché lo scrivi tu, ma mi sembra impossibile che nel 2010, in piena era multimediale, succedano ancora di queste cose. Posso solo consigliarti una cosa, resisti, con la professionalità che ti ha sempre contraddistinto sino ad ora, e quando tra qualche anno, quando i fattori si saranno invertiti, e le riviste su carta saranno in via di estinzione, con quel signore (di cui io, per lo spirito polemico che mi contraddistingue, avrei fatto il nome) prenditi pure una rivincita.
RispondiEliminaNon mollare mai, avanti così Angelo.
Alberto Tonello
Il bel mondo del vino...
RispondiEliminaTutto bene e ovviamente in linea con quello che si deve dire, cioè cose buone.
Crisi economica a parte, da sempre nel nostro settore c'è crisi di comunicazione e ben venga la tua egregia attività come quella di molti altri WEBwiners.
Diciamolo, il vino è una bevanda di cultura e la cultura non conosce limiti imposti (o peggio d'ignoranza).
Sieghard Vaja
enologo
Oh beh, io a queste "richieste" ho fatto il callo. Al punto che ho messo a punto una serie di controrisposte, del tipo "magazine di carta? no, per carità, sono un'ambientalista convinta, io amo gli alberi!" Oppure, più brutalmente: "non mi interessa più lavorare in un settore agonizzante. Non quando ho un'alternativa vitale".
RispondiEliminaVero: potrei tirar fuori le mie credenziali di collaboratrice della testata di settore più importante per la filiera.
E in genere lo faccio, spiegando anche quanti lettori questa testata raggiunga al mese...
precisando che io, col mio blog, ne faccio altrettanti.
Ma alla settimana.
:P
Io sono un darwinista abbastanza convinto, credo nella selezione naturale delle specie. Riusciranno a evolversi queste figure professionali del vino? Glielo auguro. Si estingueranno? Sarebbe il male minore.
RispondiEliminaAlla fine è sempre una questione competitiva, per la sopravvivenza e per i mercati. Quando capiranno com'è cambiato il mondo del vino, allora state certi che "loro lo avevano detto da tempo che sarebbe cambiato tutto", "senza Internet non posso lavorare", ecc.
E' un fenomeno già visto alla fine degli anni '90. Tutti quanti, all'improvviso, diventarono talmente esperti di Internet & new economy (ricordate questa espressione della quale tutti si riempivano la bocca?) che affluirono euforici a riempire persino i recinti del "parco buoi" della Borsa: tutti a investire in cose a loro sconosciute. E poi si sfracellarono a bolla speculativa sgonfiata (e giù tutti a parlar male della new economy!).
Io non sono preoccupato da quanti pochi produttori abbraccino la comunicazione online. Mi preoccuperò quando tutti saranno diventati così esperti, ma così esperti, da gonfiare la prossima "bolla" che verrà.
Caro Angelo,
RispondiEliminacerte notizie hanno dell'incredibile nel 2010 e aggiungo uscendo da un anno difficile come il 2009 che, ne ero convinta, pensavo avrebbe sistemato un po' di cose. evidentemente non è così. il mondo del vino è pieno di questi accadimenti. da produttrice ti dirò che ogni giorno il tal giornalista o presunto tale mi offre redazionali o pubblicità promettendo Dio sa quali recensioni positive... non ho mai ceduto per vari motivi. ho da sempre pensato che i redazionali abbiano grossi limiti così come le pagine pubblicitarie. vale molto di più un comunicato stampa fatto bene o una brochure aziendale fatta bene. si sa comunque che la comunicazione del vino ha sempre avuto e tutt'ora ha grossi limiti anche quando parliamo di grosse aziende. pensare che il web sia pericoloso vuol dire aver capito poco di questo formidabile strumento. è anche vero che tra tanta riconosciuta professionalità sul web c'è sempre l'improvvisato di turno così come nella stampa versione cartacea. la differenza dove sta? forse uno è corruttibile e l'altro no? non credo, come non credo che una recensione negativa possa distruggere un'azienda (questo lo pensano gli americani). occorre, da produttori, saper distinguere tra bravo giornalista o wine blogger e mascalzone; occorre che chi legge abbia gli strumenti per poter fare questa distinzione; è necessario dare il giusto peso ad ogni recensione riconoscendola prima di tutto come qualcosa di personale e soprattutto accettare la sfida. una recensione positiva fa molto piacere ma una negativa ti fa riflettere, ti ridimensiona, ti fa crescere. ho sempre diffidato degli uomini che ti fanno troppi complimenti ;-))
Ho notato comunque una differenza tra il giornalista (anche bravo) e il wine blogger: il primo è spesso irraggiungibile, a volte proprio non ti fila per nulla soprattutto se non hai un "nome", me ne rendo conto quando vado alle presentazioni delle guide, o quando invio campioni che, ho saputo) neanche vengono assaggiati; il secondo è più alla mano, magari rompi scatole, provocatore, contestatore, ma più simpatico e più aperto alle novità. tra gli uni e gli altri ho degli ottimi amici, grandissimi degustatori, pochi ma buoni, con i quali mi diverto a bere un buon bicchiere insieme e a chiacchierare della vita e soprattutto dai quali ho appreso un sacco di cose.
@Cinzia. Magari tutti i vigneron italiani (ma quanti sono davvero i vigneron?) pensassero e agissero come te! In realtà, vedo continuamente piccoli parassiti della para-comunicazione vinicola nutriti dai bocconi che qualche tuo collega, anche fra quelli d'una certa notorietà, getta ancora - nonostante la tanto chiacchierata crisi - loro, a condizione che questi seguitino col loro incedere adulatorio.
RispondiEliminaDicono che il mestiere di certe signore sia il più vecchio del mondo. Non credo: prima di loro hanno imparato il mestiere i venditori di adulazione. Sanno bene, costoro, che il signorotto di turno ha sempre amato e sempre amerà avere accanto a sé nani e saltimbanchi, e vi si adeguano. E francamente non ho mai capito se mi faccia più senso il corrotto o il corruttore. Ma di una cosa son certo, purtroppo: che gli uni sono funzionali agli altri, ed ambedue son pronti a prendere a schiaffi chi avesse l'ardire di tentare di rompere l'equilibrio che han costruito.
@Lizzy. Be', sì, i dati di lettura on line sono impressionanti rispetto alla carta stampata "di settore". Se poi ci si mette che spesso un lettore on line arriva a leggerti perché "lo vuole", la significatività delle visite è ancora più elevata.
RispondiEliminaAggiungo inoltre che per gli "adetti al lavoro" è cosa importante confrontarsi e recepire umori e tendenze in un modo così semplice e immediato, come il mondo dei blog.
RispondiEliminaConfermo che lo snobbismo nel mondo del vino è grande. Quando aziende serie e capaci "no name" si confrontano con la stampa e le vie di comunicazione "tradizionali", si vedono escluse in modo gentile dal mondo enoico.
Infatti si preferisce parlare di "cavalli vincenti" e se si fa caso le notizie le fanno i soliti oligarchi.
Il Web blogger nella maggior oarte dei casi invece è più aperto al confronto e solitamente non chiede attenzioni lecite o discutibili.
Sicuramente bisogna avere cura a capire la professionalità di chi si presenta a noi come comunicatore e questo vale sia per il cartaceo che per il virtuale.
Per quello che mi riguarda non si può ignorare un evento sociologico come internet e i blog, poichè espressione della nostra contemporaneità. Per questo motivo è essenziale parteciparvi poichè il vino fa parte della nostra cultura e la cultura è contemporanea e si sviluppo in continuazione.
@ Angelo rispetto la tua coerenza.
Sieghard Vaja
enologo
@Sieghard. Grazie della tua testimonianza. Personalmente, credo che stiamo vivendo un'epoca potenzialmente affascinante per il comparto del vino. Un'epoca in cui potrebbe aprirsi una diversificazione netta fra wine commodities globali ed affascinanti esperienze di terroir. Io non sono per condannare aprioristicamente le prime o esaltare ideologicamente le seconde: in entrambi i casi ci sarà chi lavora bene e chi lavora male, e comunque nel diversificato mondo del consumo ci sarà domanda, se opportunamente stimolata, sia per gli uni che per gli altri. Non rinnego il prodotto industriale quand'è ben fatto, così come non mi faccio piacere il bio-qualcosa perché va di moda. Ovvio che un wine blog vada alla ricerca però soprattutto della seconda categoria, quella di chi ha qualcosa di autentico da raccontare in termini di adesione ai canoni antropologici prima ancora che biologici del terroir. E dunque c'è terreno fertile per quelli che chiami i "no name". Amche se so bene che alcuni di questi quando saranno diventati dei "name" anche loro avranno poca memoria del loro passato e di chi in quel passato li ha accompagnati. La riconoscenza, si sa, non è nelle corde umane, ma questo non è così importante, in fondo, perché ci saranno altri "no name" da scoprire. I vecchi dicevano che il mondo è una ruota che gira: è vero, la vita è così, e se c'è la curiosità e la voglia di continuare a stupirsi, la vita può anche riservarti qualche po' di bellezza.
RispondiEliminaCaro Peretti, parole sante le tue. Questo ci fa capire quanta stupidità e superficialità ci siano anche nel mondo del vino. Mi piacerebbe pubblicare il tuo pezzo sul mio portale, www.excellence-guide.tv, se hai voglia di cedermelo. So che non cerchi vendette, ma le tue parole potrebbero essere se non altro meditate da pr più attenti.
RispondiEliminaUn caro saluto e molti sinceri complimenti per la tua penna.
Con stima tuo Stephan de Cernetic, giornalista professionista enogastronomico, studiocerne@tin.it
@Stephan. Assolutamente non cerco vendette, ed anzi - l'ho scritto - comprendo la difficoltà e l'imbarazzo di quel pr, che comunque continuo a stimare (personalmente, mi mettessero di fronte ad un aut-aut del genere non ci penserei su un attimo a rassegnare le mie dimissioni, ma capisco che non tutti se lo possono permettere). Mi pareva in ogni caso giusto sollevare la questione. Se vuoi riprendere il mio post, fallo pure, ed anzi ti ringrazio: far circolare le idee aiuta. Chissà che qualche pubblico amministratore magari inavvertitamente lo legga e capisca che può esser bene fare una riflessione.
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