Mario Plazio
I vigneti di Suavia sono tra i più belli del Soave, godono di una splendida esposizione in alta collina e crescono su terreni vulcanici tra i più vocati dell’intero comprensorio.
Il Soave Le Rive non tradisce il legame che lo lega indissolubilmente al territorio. Eppure, nonostante le pur eccellenti caratteristiche, mi ha lasciato un senso di incompiuto.
Certo si conferma maturo, con note di melone, pera e rosmarino. E poi, dopo qualche ora cresce anche una sensazione di mineralità ferrosa di sicuro fascino.
È invece al palato che non mi convince completamente, con una prima parte dolce e morbida che pare bloccare la parte acida più fine, che non riesce ad integrarsi perfettamente con il resto.
Resto dell’opinione che la maturazione in legno non aiuti il vino, che sembra viaggiare a due velocità. Non ritrovo il fascino ad esempio del Monte Carbonare. Detto questo non vorrei dare l’impressione che il vino non sia buono. Manca solo un pizzico di imprevedibilità, non saprei come altro definirla.
Due faccini :-) :-)
Non entro in merito del vino, che conosco ma, da qualche tempo non ho il piacere di assaggiare.
RispondiEliminaVoglio spendere una parola sul territorio; sicuramente i vigneti di Suavia, tra i più alti del Soave, sono tra i migliori in assoluto, sia per il posizionamento felice sia per la cura con cui vengono condotti.
Quindi brave sorelle Tessari !!
Concordo: le sorelle sono bravissime, soprattutto perché hanno saputo valorizzare il loro terroir.
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