23 febbraio 2011

Cotto DiVino


Enrico Lucarini
“Affinità elettive” per dirla alla Goethe, che della Sicilia ne descrisse le meraviglie. E meraviglia è quella che provai qualche giorno fa in Trinacria, quando al dessert mi fu suggerito di assaggiare arance fresche e vino cotto. Dall’espressione che accompagnò il mio annuire l’oste capì a volo che la mia era una scelta basata più sulla fiducia che sulla consapevolezza. Accennò un sorriso, e garbatamente spiegò che era tradizione far bollire i mosti fin a concentrarli a men d’un terzo, e quindi speziarli.
Il primo assaggio partì timido e un po’ prevenuto, ché temo le speziature troppo spesso invadenti e maldosate. Beh, con sommo piacere mi ritrovai invece ad assaporare un piatto di incredibile equilibrio, arance e vino si sposavano senza che mai l’una prevalesse sull’altro… un piatto di notevole freschezza, frutto fresco e frutto concentrato.
E, sarà un’eresia, trovai affinità al gusto fra il vin cotto e l’amato aceto balsamico tradizionale di Modena e Reggio. Affinità elettive, nella terra di cui tempo fa quel visitatore saggio scrisse: “Kennst du das Land, wo die Zitronen blühn, Im dunkeln Laub die Goldorangen glühn…”

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