10 febbraio 2011

Kontra: il bianco sloveno di Stojan, contro tutte le regole

Angelo Peretti
Non sono mica sicuro di aver capito proprio bene bene, perché lui, Stojan Ščurek, l'italiano lo parla un po' così e l'inglese anche meno, e il sito aziendale non mi è di grand'aiuto, visto che le schede dei vini sono in sloveno, che non è la lingua più facile da comprendere che ci sia, ammettiamolo, o almeno non lo è per me. Ma insomma dovrebbe suppergiù funzionare così: le uve, metà ribolla gialla e metà chardonnay, vengono - come dire - diraspate a mano, e gli acini vengono messi in botte piccola, e lì si fa la fermentazione, e poi c'è che la macerazione dura un bel po' di mesi, e non si fanno travasi, finché arriva il momento di passare il vino nella bottiglia, in riduzione, senz'ossigeno, e non si aggiunge solforosa. Il vino l'ha chiamato Kontra, perché, m'ha spiegato un po' in italiano e un po' in inglese, e questo l'ho capito - e del resto era facile - è contro le regole della buona pratica enologica. Arcaico. Oppure "naturale", per chi ama questa definizione. Fate voi.
Ora, racconto queste cose perché il Kontra di Stojan Ščurek l'ho tastato di recente durante una serata dalla jamesbondiana titolazione di "dalla Slovenia con Amore" cui m'ha fatto l'onore d'invitarmi Andreja Lajh, scrittrice slovena di cose del vino e del cibo (a proposito, la foto di Stojan è presa dalla sua pagina Facebook: mi dice che l'ha scattata Bruno Gaberšek). E, per carità, di cose amorevoli ce n'erano parecchie in quella serata al Westin Palace di Milano, a cominciare da una serie di piatti coi fiocchi, opera d'una squadra di strepitosi cuochi sloveni. Ma tra le cose che m'hanno impressionato di più c'è stato, appunto, il Kontra. Che è bianco difficile assai, e lo devi prendere con le molle, ché è per certi versi ben refrattario a farsi capire, e s'imbroncia come un monello che fa l'offeso. Epperò poi lascia il segno, e diventa - almeno per me - irresistibile.
Se vi capitasse d'incrociarne una boccia del Kontra, consiglio di farlo decantare qualche po' in una caraffa, cosicché abbia tempo d'aprirsi e pulirsi, ché al naso è riottoso assai, e quando dico riottoso intendo che il frutto fa una certa fatica a farsi strada in mezzo a quegli odori, appunto, di riduzione, e dunque c'è bisogno di dare aria. In bocca, invece, è da subito, immediatamente, fruttatissimo e fresco assai. Frutti gialli, maturi e polposi e succosi, e acidità salina, e tensione da vendere. Vino di personalità notevole. La bottiglia tastata era del 2009. Non ho saputo resistere e ho atteso fine serata per vedere se Stojan n'avanzasse un po', di quel suo Kontra, e siccome n'aveva effettivamente avanzato, l'ho convinto a vendermene una cassa da sei (17 euro a bottiglia).
Detto questo, aggiungo che del 2009 ho anche bevuto, sempre da casa Ščurek, una piacevolissima Ribolla, questa qui fatta secondo convenzione enologica, e l'ho trovata un piacevole bianco da aperitivo o da pesce, scattante e fruttata, e anche questa mi sento di consigliarla (viene sui 7 euro) a chi si trovasse a passare dalle parti di Dobrovo, dove stanno gli Ščurek, Stojan e i suoi cinque figli, tutti maschi, tutti impegnati in cantina.

2 commenti:

  1. Grazie Angelo. E stato un piacere conoscerti.
    A presto, spero.

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  2. Ciao Angelo
    un vino abbastanza simile lo produce Movia. E' una pura ribolla che si chiama Lunar. Lui poi ha messo a punto una procedura del tutto particolare, fatto sta che si tratta di un vino geniale ed intrigante. Ovviamente deve ancora passare il vaglio degli anni, ma credo che in prospettiva potrà evolvere magnificamente. Io ci scommetto.
    Mario Plazio

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