22 febbraio 2011

Siano benedetti i ristoratori ignoranti che si vergognano d'avere i vini in tappo a vite

Angelo Peretti
Marlborough Sauvignon Blanc 2005 Cloudy Bay: per chi ama i bianchi di carattere e d'eleganza, questo qui è un gioiello. Amo il Sauvignon Blanc neozelandese di Cloudy Bay, e quest'annata, il 2005 (occhio, il 2005 del mondo alla rovescia, sei mesi di differenza nella vendemmia rispetto a noi), è, per me, strepitosa, ché sa offrirti, insieme, la salvia, l'ortica, il prato estivo, i fiori bianchi, la frutta a polpa bianca, la pesca nettarina croccante, il ribes bianco, e una freschezza avvicente, che ti fa salivare a lungo, e una compattezza d'assieme che ti lascia a bocc'aperta e una lunghezza di quelle che appagano. In tappo a vite - in Stelvin - sta varcando gli anni con nonchalance, mantenendo la giovinezza intatta. Splendido.
Devo il piacere d'averne potute bere tre bottiglie, e di tenerne altre tre in cantina, al pregiudizio d'un ristoratore. La vicenda la devo proprio raccontare.
Dunque, mi portano per una cena di lavoro in un ristorante di cui prima non avevo mai avuta contezza. Prima mi fanno visitare la cantina del locale, vetusta, bella, piena di buoni vini: l'invidio, un posto così, per tener le bottiglie. Vedo su una scansia una cassa intiera del Sauvignon di Cloudy Bay, ed ho dunque già in mente cosa ordinare al tavolo.
Mi siedo, prendo la carta dei vini, la scorro per trovare il "mio" amatissimo Sauvignon Blanc della terra dei kiwi (quelle specie di uccelli preistorici, mica i frutti) e per verificare di che annata è, e m'avvedo che invece non c'è. Appena arriva il padrone di casa gli dico che avevo adocchiato la scatola in cantina e che però in lista non trovo il Cloudy Bay, e lui con aria avvilita mi dice che anche lui amava quel vino e che lo prendeva spesso e se lo beveva anche volentieri, ma adesso "sa - mi dice - gli hanno messo il tappo a vite, a un vino così buono", e insomma gliel'hanno appioppato da qualche anno e non s'è mai perdonato l'incauto acquisto e si vergogna a metterlo in lista.
Mangio la foglia e m'adeguo. Esclamo anch'io: "Oh, che peccato! Ma non avevano altro da fare che rovinare un vino così?" Poi, mentendo spudoratamente, spiego ai miei commensali che, insomma, quello era davvero un grande bianco, ma adesso, col tappo a vite... E insomma, per dimostrare ai miei compagni di tavola che cosa abbiano mai combinato questi neozelandesi ignoranti che osano abbandonare il sughero per lo Stelvin, domando al ristoratore se gli fa lo stesso di metterne comunque in ghiaccio una bottiglia, così, giusto per studio.
Di lì a poco la bottiglia arriva: è il 2005, annata fantastica. La apro, provo il vino e devo metterci tanta teatralità per impostare la faccia schifata, ché invece il bianco è spettacolare. Ma oramai ho deciso di giocarmela tutta, ed ho pronto il mio piano. Andato il ristoratore, mi godo la boccia e così fanno gli altri che cenano con me, e alla fine ribadisco al patron che, insomma, era davvero meglio prima col sughero, e che vorrei dar testimonianza del disastro anche ad altri miei amici, e insomma domando se mi vende anche le altre cinque bottiglie, ché me le porterei via. Mi fa un buon prezzo, e l'affare è fatto. Godo, ma non posso mostrarlo, al momento.
Spero mi capitino ancora occasioni del genere: siano benedetti i ristoratori ignoranti.

2 commenti:

  1. cosa pagherei per aver potuto vedere la tua faccia ""schifata "" nell'assaggiare quella bottiglia !!e poi la "gentilezza " di offrirsi ,quasi sacrificarsi per togliere il ristoratore da quell'incauto acquisto ! Un vero grande ...attore !!!ehhehehehehehehheheh ZINI E.

    RispondiElimina
  2. Cosa non si deve fare per bere bene...

    RispondiElimina