Angelo Peretti
Quando penso a un contadino d'oggi, dalle mie parti - e intendo sul mio lago di Garda - penso all'Antonio Leali, da Monteacuto, frazioncina di quattro case nel comune di Puegnano, sulla costa bresciana (opposta alla mia, veronese) del "benacense laco", come scrivevano una volta. L'Antonio è un omone grande e grosso che ha due mani così, che quando ti stringe la tua, di mano, temi che te la frantumi, ed è uomo che ha passione per la sua terra, per le vigne e per gli ulivi.
Adesso mi pare che abbia finalmente fatto la cantina nuova, o che la stia costruendo (è un po' che non passo a trovarlo), ma fino a poco fa il vino lo faceva - e forse ancora seguita a farlo lì - in una cantinetta ricavata nel garage sotto casa, stipata di vasche che non ho mai capito come facesse a passarci in mezzo, a mo' di contorsionista.
Fa del buon rosso, di potenza, che imbottiglia col marchio Monteacuto, e con lo stesso brand fa anche un Chiaretto che è spesso tra i migliori della zona e dell'olio che ha sempre della personalità.
Quest'anno m'è piaciuto il suo monocultivar di casaliva, la varietà classica del Garda.
Vestito d'una delicata livrea verde brillante, l'olio dell'Antonio porge all'olfatto un piacevole quadro vegetale, impostato su memorie di oliva fresca, di erba di prato e di essenze officinali, pur su toni lievissimi. Al palato la freschezza vegetale si conferma, come pure trova riscontro la leggerezza d'assieme. La conduzione, essenzialmente dolce, com'è tradizione, poggia su un lievissimo substrato amaro. Sottiilissima la stimolazione piccante, sui toni del pepe.
Un olio delicato, in linea con un'annata difficile, ma che qui è stata comunque ben gestita.
Due lieti faccini :-) :-)
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