23 maggio 2011

Genius Loci

Angelo Peretti
Questo è un librino che tutti coloro che fanno vino - e se nessuno se ne ha a male, anche quelli che ne scrivono e ne bevono, ma soprattutto, insisto, quelli che lo fanno - dovrebbero leggere. La cosa buffa è che non parla di vino. Nemmeno ne accenna. Parla di paesaggio. Dell'essenza stessa del concetto di paesaggio. S'intitola Genius Loci ed è stato scritto da Francesco Bevilacqua. Lo pubblica Rubettino.
Genius Loci è una locuzione usata dagli architetti e dai paesaggisti, mica dai vignaioli. Perché sino ad oggi sono stati, appunto, solo gli architetti a occuparsene. Ma credo sarebbe interessante trasferirla al mondo del vino, come evoluzione del concetto francese di terroir.
Quella del terroir - ne ho già scritto più volte, ché è tema a me caro - è un'idea che fonde in un unicum inscindibile elementi naturalistici, come la terra, la vigna, il clima, con aspetti antropologici, come la storia e il sentire di una comunità, oppure lo stesso orgoglio del produttore, il suo sentimento. Il concetto di Genius Loci va più in là. Originariamente, stava a identificare la divinità dei luoghi, le ninfe che abitavano i luoghi d'acque. Era un'idea sacra dei luoghi, e come tale investiva ogni aspetto del rapporto fra l'uomo e la terra. Oggi siamo nell'epoca della desacralizzazione, e da qui nasce l'aggressione al territorio, la violenza dei luoghi. Che si trasfonde, dico io, anche ai vini, che dai luoghi, ineluttabilmente, provengono: vini che troppo spesso non hanno più anima, ed è ovvio che sia così, se non c'è rispetto dell'anima stessa dei luoghi.
Attenzione: non parlo di sacralità in senso strettamente religioso. Anche se è oggettivamente arduo attribuire una visione laica ad un concetto che nasce nell'ambito del sacro. Ma, come dice Bevilacqua, il dare un significato laico all'idea di Genius Loci "non implica negare nel contempo l'idea della sacralità dei luoghi, posto che il contrario di laicità non è sacralità ma confessionalità".
Ma dove sta il legame, l'interconnessione fra il Genius Loci e il vino? Sta nel significato più profondo del concetto di paesaggio. Scrive Bevilacqua: "Abbiamo già visto come il concetto di paesaggio - che qui useremo come sinonimo di luogo - non può avere un mero significato spaziale. Un paesaggio, un luogo, sono il coacervo di più elementi materiali ed immateriali: uno spazio fisico e geografico omogeneo (una valle, una montagna, un monumento o un insieme di monumenti di roccia, una cascata, un bosco, una spiaggia, una scogliera, un borgo, ecc); il suo contenuto ecologico (piante, animali, ecc); l'addensarsi in esso di una storia di natura e cultura scandita da segni impressi nei secoli dai fenomeni naturali e dagli eventi umani; un immaginario collettivo che di quel luogo si è prodotto; infine la percezione sensoriale dell'osservatore che in quello specifico momento lo guarda, lo visita, lo attraversa". Ecco, credo che se questa sia una descrizione perfetta non solo del paesaggio, ma anche di quello che i francesi chiamano terroir, ed anzi, lo supera, proponendo l'applicazione del sacrale concetto del Genius Loci. Ed è quanto vorrei trovare nel mio bicchiere quando stappo una bottiglia che sia figlia di un luogo e di chi è parte del luogo. Vorrei trovarci dentro la sacralità del luogo e della gente di quel luogo. Perché la vigna è un segno impresso in un paesaggio. E il vino ne dovrebbe essere sintesi sensoriale, attraverso la quale chi ne beve ha percezione dell'anima del luogo - naturale ed umano - che quel vino ha generato.

2 commenti:

  1. Condivido tutto !!!
    Non sono però ottimista per il futuro ... se non si faranno dei passi indietro non si andrà avanti.

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  2. Sono d'accordo: per andare avanti bisogna guardare indietro. Non dimenticando, però, che il terroir è un concetto dinamico, che incorpora anche, e soprattutto, la componente umana, e questa rappresenta anche l'oggi.

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