16 maggio 2011

L'evoluzione del Salco, nel sughero e nella vite

Angelo Peretti
Altri ne hanno già scritto prima di me. Dunque, non è una novità. Ma ho voluto comunque prendermi un po' di tempo, perché l'assaggio comparato dei due rossi gemelli del Salcheto m'ha fatto riflettere. Stesso identico rosso, annata 2005, imbottigliato per metà in sughero e per metà in capsula a vite. Con risultati, almeno al momento, agli antipodi. Ma… non v'è uno dei vini che mi sembri prevalere sull'altro. Per ora. E dunque occorrerebbe riprovare più in là nel tempo. Di certo, ad ora son due vini diversi. Diversissimi.
Ordunque, Michele Manelli del Salcheto m'ha raccontato che han deciso di mettere in vendita una cassetta che contiene una bottiglia di Vino Nobile di Montepulciano Salco Evoluzione 2005 in tappo in sughero e una bottiglia dell'igt Toscana Rosso Salco Evoluzione 2005 in capsula a vite. In realtà, si tratta dell'identico vino. Il doppio nome è legato a problemi di lgislazione. Siccome il Nobile è un docg, è vietato - per ora e chissà per quanto, viste le assurdità delle norme vinicole italiche - confezionarlo sotto vite, e dunque se han voluto usare 'sta nuova chiusura hanno dovuto "declassare" parte del Nobile a igt. Entrambi sono comunque in vetro da quattr'anni, e dunque il test della comparazione è quanto mai interessante, per vedere come lo stesso vino si comporti sotto l'una o l'altra chiusura.
Il Nobile in sughero mi si è presentato con un naso caratterizzato da toni terrosi sopra ai classici sentori varietali del sangiovese. In bocca è evoluto, ancorché fresco. Segnato ancora dalla matrice varietale. E poi ha spezia, erbe officinali. Rabarbaro. Tannino bene integrato.
Il Salco in tappo a vite l'ho trovato molto più giovanile già all'olfatto, decisamente su toni primari, fruttati, senza le tracce evolutive dell'altro. Tannino più verde, anche un po' ruvido. Frutto tondo, molto, e assai più croccante. China. Insomma, agli antipodi rispetto al vino in sughero.
Sin qui l'assaggio. Se però mi si domanda quale dei due abbia preferito, be', vado un po' in crisi. Entrambi, mi verrebbe da dire. Il primo aveva dalla sua, nel bene e nel male, quel suo carattere evoluto, il secondo sfoggiava, ancora in bene e in male, una clamorosa giovinezza. Il primo pronto, l'altro non ancora. Il primo indissolubilmente legato alla tradizione, il secondo ancora difficoltoso da decifrare, ma certamente lontano dall'essere compiutamente definito. Difficile, sì, proprio difficile scegliere quale stappare.
Azzardo: chi cercasse la tradizione, la consuetudine del Nobile, sceglierebbe il sughero, chi volesse l'interpretazione del vitigno, del sangiovese, finirebbe inevitabilmente per prediligere la capsula a vite.
Insomma: sono e sarò per il tappo a vite, questo è noto, ma forse occorrerà meglio riflettere su quale sia il carattere che si vuole che il vino esprima. E sulla base di questo individuare la data migliore d'imbottigliamento. Forse la chiusura a vite vuole vini che abbiano fatto più lungo affinamento rispetto al vino destinato al sughero. Forse. Non so.
Dicevo che altri ne hanno già scritto. Vedo che Kyle Phillips ha assegnato al Nobile 90 centesimi e al Salco in tappo a vite 90-92. Anche lui li ha posti, insomma, grosso modo sullo stesso piano, pur trovandoli molto diversi. E Jacopo Cossater dice ha preferito - ma di poco - il rosso sotto vite per la sua maggiore "reattività".
Comparazione interessante, dunque, molto. Comparazione che fa riflettere.

2 commenti:

  1. Il problema del tappo in sughero è che una buona parte delle bottiglie sono scadenti proprio a causa del tappo, se sommiamo quelle che sanno di tappo a quelle che sviluppano altri difetti. Franz Haas ha recentemente fatto un esperimento assaggiando alla cieca delle bottiglie in sughero invecchiate un certo numero di anni, arrivando a scartarne il 50% (sembra esagerato... Ma questo è quello che mi ha detto la collaboratrice di Haas alla fiera Solvin di Mezzana).
    Dunque, a fronte di due vini diversi, ma ugualmente buoni, il tappo fa correre un rischio francamente eccessivo...

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  2. Non so se la percentuale da scartare per difetti o comunque per aberrazioni derivanti dal sughero possa effettivamente salire al cinquanta per cento, ma è comunque altissima. La mia esperienza mi porta ad avere dubbi e certezze su difetti derivanti dalla chiusura su una percentuale attorno al 20 per cento delle bottiglie che assaggio, ed è una percentuale oggettivamente molto, molto alta. Per questo sono favorevole al tappo a vite, più che altre chiusure, anche se la prova del Salco mi ha fatto riflettere sulla capacità evolutiva del vino. Occorre fare ancora tanta esperienza, credo.

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