Mauro Pasquali
Risulta un po’ strano, in una zona dove la monocultura viticola ha occupato tutti gli spazi utili, trovare estesi boschi che lambiscono i vigneti. E, si badi bene, non solo in quelle zone dove piantare vigne risulterebbe arduo o quantomeno antieconomico: anche in zone dove altri viticultori non ci penserebbero due volte a sbancare il terreno per farne nuovi vigneti, la famiglia Filippi continua a voler preservare la biodiversità, salvaguardando il bosco.
La Brà è una zona della doc Soave caratterizzata, quindi, da una forte compenetrazione fra vigneto e bosco, ma anche da un’altitudine che fa del vigneto di Filippi il più alto in assoluto della doc. Tutto questo, unito a una splendida esposizione a sud-ovest, all’età delle vigne (circa sessant’anni), permette di ottenere questo cru, uno dei più interessanti di tutta la doc. La coltivazione, biologica, è a pergola veronese e la particolare composizione del terreno (un misto di argilla, basalto e calcare) permette di ottenere delle uve cariche di mineralità e florealità al tempo stesso. La garganega riesce a esprimersi al meglio, anche grazie alla lavorazione che evita eccessivi traumi all’uva, sfruttando i dislivelli presenti in cantina per i travasi. Dopo una fermentazione innescata esclusivamente da lieviti autoctoni, il vino matura quasi due anni in acciaio e viene imbottigliato senza filtrazione né chiarificazione.
Un vino di colore giallo paglierino carico, che esprime complessi profumi minerali, quasi di zolfo, con note di fiori bianchi, erbe aromatiche e frutta a polpa bianca. In bocca entra con una grande sapidità e mineralità, si fa notare per la grande struttura e conclude con notevole persistenza.
Tre beati faccini :-) :-) :-)
E' da un pezzo che non bevo Filippi.
RispondiEliminaHo in cantina ancora da aprire una Turbiana 2006.
Tutto quello che ho bevuto prodotto da loro comunque, è sempre stato molto buono e non banale. Bravi!
Concordo, non per Turbiana che non conosco, ma per Vigne della Brà
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