31 maggio 2011

Il significato del luogo

Angelo Peretti
Già due volte, nelle ultime settimane, mi sono soffermato sul concetto del genius loci, mutuato dall'architettura, ma a mio avviso assolutamente calzante anche con l'ambito del vino, contribuendo a dare più completa definizione all'idea francese di terroir ed anzi a tratti superandola. Ne ho parlato in relazione ad un bellissimo librino di Francesco Bevilacqua ed al pensiero di Eugenio Turri.
Torno in argomento perché il volumetto di Bevilacqua mi ha fatto riprendere in mano un sacro testo qual è il "Genius Loci", appunto, di Christian Norberg-Schultz. Un libro di architettura. Strettamente di architettura. Epperò anche una delle opere fondanti per chi voglia avvicinare quell'idea di paesaggio che viene spiegata con la concettualità del genius loci. E dunque assolutamente da leggere, anche se non ci si occupa di architettura.
Mi son trovato a sfogliare nuovamente quel libro, perché l'autore vi esprime una convinzione che è ben sintetizzata da Bevilacqua con queste parole: "Per Norbert-Schultz, il Genius Loci è quel significato profondo del luogo che è iscritto nella sua essenza e che l'architettura deve tendere a realizzare senza stravolgere". Ecco, credo che questo sia esattamente quanto deve fare anche un vigneron, se vuol davvero cercare di realizzare un vino di terroir: scoprire il significato profondo del luogo in cui fa crescere e fruttificare la vigna, perché quel significato è già iscritto nel luogo in cui vive la vigna e vive il vignaiolo, e dunque è quel significato che, senza stravolgerlo, dovrebbe trovare concretizzazione nel vino che viene tratto dalla vigna".
Mi sono appuntato sul desktop parecchi mesi fa un brevissimo, illuminante passaggio del volume di Norbert-Schultz, quello in cui afferma che “luogo” significa qualcosa di più che una localizzazione. Ecco, sono esattamente d'accordo. Purtroppo, chi del vino ha una visione razionalistica - ed è una visione assolutamente maggioritaria nella realtà italiana - tende a confondere il "luogo" con la sua localizzazione fisica. Ma il "luogo" è altro: è umanesimo diffuso, è ambiente, è cultura, è sentimento, è sacralità. Questo vorrei trovare, almeno in parte, dentro al bicchiere che bevo.

5 commenti:

  1. Io sono completamente d'accordo sul fatto che ciascun luogo raccoglie la sintesi storica degli avvenimenti che quel luogo stesso ha vissuto nel tempo ... anzi, per capirci meglio, qualcosa che va oltre il semplice scambio fisico tra terra, acqua, aria ed essere vivente. Sono altresì convinto che in ciascun luogo rimanga anche una "traccia spirituale" del vissuto che và oltre il fatto puramente religioso. Quindi, e sono consapevole che è un'utopia, vorrei che l'animale uomo si approciasse al territorio con una consapevolezza eticamente corretta e, mi ripeto, "spirituale".

    RispondiElimina
  2. Carissimi,
    l'unico appunto che ho da fare è che Cristian norberg schulz è stato un intellettuale parecchio lontano dagli attuali concetti olistici dell'agricoltura e del paesaggio ed è stato un sostenitore dell'architettura razionalista che nel rapporto con la natura optava sempre per la contrapposizione e aveva cieca e assoluta fiducia nella tecnologia e nelle scienze. Sono andato un po' a memoria xò mi sembrava giusto rimarcare che Norberg Schulz era persona agli antipodi rispetto a personaggi come Steiner ed era lontanissimo da concezioni panteistiche della natura.

    RispondiElimina
  3. Io non sono panteista, appunto. Laicamente no.

    RispondiElimina
  4. Credo che per avere un senso religioso della vita non si debba necessariamente aderire ad un credo religioso né avere una posizione precisa. Penso che si possa essere laici e conservare il senso sacrale della vita e, addirittura essere atei e percepire tutto il sacro che è intorno a noi. Come mi disse un giorno un monaco ortodosso, per un religioso è molto più produttivo parlare con un ateo che non con un altro religioso, perché l'ateo, se è ideologicamente privo di pregiudizi, è molto più sincero di chi si ritiene o assume di essere credente. E poi: chi "crede" nella ragione o nella scienza non è, forse, a suo modo, religioso anch'egli? Dunque, discutere di Genius Loci, non è un problema di razionalità o irrazionalità. Si possono perdonare a Schulz alcune sue teorie, alcune sue forzature (chi di noi non cade in errori, spesso in buona fede, pensando di fare la cosa giusta in quel momento storico e in quel contesto). Il fatto è che egli aveva intuito perfettamente cosa il Genius Loci può essere oggi per noi, qual è la chiave interpretativa di quel concetto così evanescente per i moderni: è l'identità estetica del luogo stesso; è la sua predestinazione in senso simbolico; è ciò che il luogo "desidera" divenire o più semplicemente essere. Si può essere anche atei per condividere questa semplice e bella impostazione. E' sacro tutto ciò che merita rispetto, tutto ciò che ha una dignità, non solo un valore.
    Francesco Bevilacqua, francescobevilacqua@libero.it, 338/8667868

    RispondiElimina
  5. Splendido intervento, Francesco: grazie.

    RispondiElimina