16 gennaio 2010

Ma chi l'ha detto che il Moscato non invecchia? Sei annate di Vigna Vecchia di Cà 'd Gal

Angelo Peretti
Ecco, questa è una di quelle occasioni che non ti capitano mica tutti i giorni: una verticale di Moscato d'Asti. Che nessuno si scandalizzi: sì, il Moscato astigiano può invecchiare, e anche un bel po' d'anni. Se è ben fatto, ovviamente.
La mia verticale l'ho fatta da Cà 'd Gal, l'azienda d'Alessandro Boido, uno dei migliori moscatisti in circolazione, in frazione Valdivilla, comune di Santo Stefano Belbo. Stappate, una in fila all'altra, sei annate, fra il 2008 e il 1999, del Moscato d'Asti Vigna Vecchia. Entusiasmante, e sotto racconto.
Ma prima qualcheduna - giusto un assaggio - delle cose che mi ha raccontato Alessandro, personaggio esuberante, che quanto prende a parlare è un fiume in piena. E magari si mette a discorrere del problema del "grasso" del Moscato. Dicendo così: "Sono partito fra l'89 e il '90. Giacomo Bologna mi ha fatto conoscere al mondo. La gente assaggiava il Moscato e diceva: 'Buono, ma ci vorrebbe un po' di grasso'. Ho dovuto ragionarci sopra. Poi ho capito che per grasso intendevano zucchero. Ma da noi lo zucchero non è invadente, abbiamo Moscati che dopo due-tre mesi vanno verso il secco. E allora come facevo a farlo più grasso? Mi sono ricordato del nonno, quando mi faceva fare le merende col Moscato, e mi sono detto: 'Percorriamo l'altra faccia del Moscato'. L'altra faccia è la maturazione avanzata in vigna".
Poi, eccoci alla scelta di far due Moscati: il Lumine, che è buonissimo, e il Vigna Vecchia, che si chiama così perché viene da piante che adesso sono sui cinquantacinque anni e sono dentro un vallone "che ha le ali - mi ha raccontato - che tendono a diventare asciutte e il fondo che non asciuga mai". E dunque quell'ettaro di valle ("quello là è il Moscato bianco di Canelli, ne sono sicuro" dice) ci si è messi a vinificarlo a parte, "raccogliendo l'uva quando il 4-5 per cento degli acini comincia a raggrinzire".
Ne fa, di Lumine (8,50 euro la bottiglia), un 50mila bottiglie l'anno. Il Vigna Vecchia (12 euro) è prodotto annualmente in 5333 bottiglie e di queste, 1000 vengono messe da parte e vendute in cassettina di legno cinque anni dopo: la cassetta da tre bottiglie costa 85 euro, e te ne dà al massimo una. Anche questo è marketing. Ma serve a far capire meglio che il prodotto è di quelli che valgono. A proposito: il Vigna Vecchia esce già maturo, nel settembre successivo alla vendemmia, dopo quasi un anno, e anche questa è una scelta controcorrente.
Ora, i vini tastati (non scrivo del Lumine perché del 2009 ne ho già parlato dicendo dell'anteprima tenutasi a Mango e prima ancora del 2008 ho già detto in una mia recensione settembrina, avendolo casualmente tastato in un ristorante a Barolo).
Moscato d'Asti Vigna Vecchia 2008
Al naso è panettone. Lievito e canditi. Accattivante. In bocca è avvolgente, fruttatissimo, coi canditi che par di masticarli, speziato perfino. Ha freschezza, polpa, lunghezza. Grand'equilibrio. Se dovessi fare un paragone - ma giusto per capirci - dovrei pensare a un Riesling Spätlese.
Moscato d'Asti Vigna Vecchia 2006
Un tripudio di bucce candite d'agrumi. Ma ci avverti anche delle note verdi, e poi pian piano ecco che affiora la speziatura. E poi ancora al palatto ecco che tornano il panettone e il lievito e l'agrume. Ha grassezza e acidità. Sempre per fare una sorta di gioco delle somiglianze, direi che potremmo essere a metà strada fra il Riesling di cui sopra e un Vouvray demi-sec della Loira.
Moscato d'Asti Vigna Vecchia 2005
"Più vado in là con gli anni e più il mio sorriso si amplia" commenta Alessandro. Concordo. Questo 2005, pur da bottiglia non perfettissima, ha profumi complicati: il frutto, la spezia, l'idrocarburo perfino. Vene fumée. E poi i soliti, gradevolissimi canditi. In bocca di polpa ce n'è un bel po'.
Moscato d'Asti Vigna Vecchia 2004
Avanza l'annata e cresce la complessità del vino. Occorre attenderlo un attimo: si apre pian piano. Però poi ecco che sugli agrumi s'innesta la nocciola in un assieme di notevole fascino. E la bocca è cremosa. Direi che qui, sempre per il giochino di cui sopra, siamo proprio nell'area di un grande Vouvray. Alla faccia di chi dice che il Moscato è semplice.
Moscato d'Asti Vigna Vecchia 2003
L'annata caldissima, ricordate? Eppure questo vino è giovanissimo e fresco fin dal colore, che non s'indora, non si carica. Il naso è mineralissimo. Tracce di tè alla pesca. In bocca è freschezza totale. Ed ha tensione. Ha frutto, ricordi di fieno secco, di fiori macerati, e vene officinali. Nocciola. E poi la consueta canditura fruttata. Grande vino, sempre più vicino alle seduzioni di quella parte della Loira in cui si alleva lo chenin blanc. Lo adoro, 'sto vino.
Moscato d'Asti Vigna Vecchia 1999
Appena appena dorato nel collore. Trasmette all'olfatto memorie d'idrocarburi e di frutto surmaturo e di spezia. In bocca è morbida crema pasticcera, con qualche lievissima evoluzione verso lo zabaione. Ma t'impressiona quel frutto stramaturo. Vino elegante. Aristocraticamente decadente. Ha freschezza, dolcezza contenuta, beva assoluta. Mi appare perfino salato, iodato. Magari averne qualche bottiglia...

2 commenti:

  1. Grazie Angelo una bella recensione che racconta con chiarezza le mie idee che ho del Moscato d'Asti naturalmente il Vigna Vecchia. Alessandro

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  2. Grazie a te, Alessandro, per l'accoglienza. Sono impaziente di ristappare il 2003 che ho acquistato.

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