Mario Plazio
Con lo Staforte, Graziano Prà ha voluto esplorare una terza via per il Soave. Quella dell’equilibrio. Senza uso di legni o di concentrazioni esasperate.
Forse è finalmente morta e sepolta (almeno lo speriamo in cuor nostro) la rincorsa ai vini sferici e muscolari, magari tagliati con dosi non proprio omeopatiche di chardonnay, maturati in legno e che al primo bicchiere già avevano stufato.
La garganega, a modesto parere di chi scrive, mal si presta al legno, tantomeno a quello piccolo e nuovo. La delicatezza delle sfumature di questo vitigno soccombe quasi sempre (salvo rare eccezioni) alla prepotenza del rovere.
Lo Staforte (etichetta uscita credo per la prima volta nel 2004) dovrà mostrare nello scorrere degli anni di saper evolvere e diventare sempre più complesso. Senza rinunciare alla sua identità.
Il naso si caratterizza per le note agrumate di bergamotto, alle quali si affiancano aromi di linfa, erbe e ananas victoria.
Al palato scorre senza essere troppo pesante, impressiona per la consistenza riuscendo al contempo a dare l’idea della eleganza.
Il finale porge sentori minerali e si allunga per molto tempo. Sicuramente questo 2005 non ha ancora detto tutto quello che può dire.
Sarà senz’altro interessante assaggiarlo tra qualche anno, quando sarà nel pieno della maturità.
Due faccini :-) :-)
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