3 gennaio 2010

TrentoDoc (si scrive così?) a 3,49 euro: l'ho provato e...

Angelo Peretti
L’ho provato. Sissignori: sono andato all’Eurospin e ho comprato il TrentoDoc (giusto scriverlo così? Non vorrei che gli amici trentini s’offendessero dopo i quattrini spesi a inventare il nuovo logo) Corona a 3,49 euro. Il 2 gennaio, ultimo giorno dell’offerta. E l’ho anche provato. E sotto vi conto com’è andata. Ma prima c’è il prima.
Il prima sono tre: (1) una pagina pubblicitaria della catena dei supermercati Eurospin pubblicata sui quotidiani di mezz’Italia, (2) un articolo di Francesca Negri sul Corriere del Trentino e (3) un pezzo di Franco Ziliani sul suo wine blog Vino al Vino.
La pagina pubblicitaria (1) l’ho vista su L’Arena, il giornale della mia provincia, ma confesso che non ci avrei fatto moltissimo caso se non avessi letto il post di Ziliani (3), che riportava a sua volta il pezzo della Negri (2).
Diceva l’articolo del Corriere del Trentino: “Un TrentoDoc a 3,49 euro. E non a partire da gennaio, periodo che, si sa, è tra i meno redditizi per le vendite di bollicine. Eurospin, la grande catena tedesca di hard discount, in questi giorni sta pubblicizzando su tutte le testate nazionali le sue promozioni di Natale: dal 17 dicembre al 2 gennaio, quindi in pieno boom di vendita di spumanti, tra i prodotti in promozione c’è anche il Corona Brut TrentoDoc, che si può acquistare, appunto, a 3,49 euro. Una private label, cioè un’etichetta privata in questo caso di Eurospin, confezionata ad hoc, come si legge in etichetta, da C.V. di Ravina, ovvero da Cavit. E con il logo TrentoDoc (quello studiato dalle blasonate agenzie milanesi Minale Tattersfield e Leo Burnett di cui tanto si fregiano i produttori locali e Trentino Spa) bello in evidenza in etichetta”.
Chiaro che la faccenda era di quelle destinate a far rumore fra i tridentini: che in pieno periodo di boom delle bollicine ci sia in giro un TrentoDoc (giusto scriverlo così? Mah) a 3,49 euro non dà certo una grand’immagine della spumantistica locale. La Negri è andata a chiederne conto ad Enrico Zanoni, neodirettore del colosso Cavit, che le ha dichiarato: “Le attività promozionali di questo tipo sono libera iniziativa del distributore, nella fattispecie Eurospin, anche perché Cavit non può imporre i prezzi di vendita. Cavit ha fatto e sta facendo tutto quanto il necessario per evitare che si ripetano cose di questo tipo e per impedire che vengano applicati prezzi non congruenti alla valorizzazione del TrentoDoc”. E chi vuol leggere il resto può andare a vedere l’articolo in originale.
Passo ora a Franzo Ziliani, che, senza mezzi termini - come gli è solito – parla della “geniale ‘pensata’ di mettere in vendita, o quantomeno fornire il prodotto, per un TrentoDoc proposto sullo scaffale ad un prezzo ‘impossibile’, che rende il prodotto addirittura meno caro di un Prosecco ordinario e lo presenta, con evidente danno d’immagine per la denominazione, come un banale spumantino (di quelli che vanno a costituire il volume del cosiddetto “spumante italiano” che piace tanto al ministro Zaia e ai suoi coriferi), o come uno di quei vini che possono essere commercializzati ad un prezzo ridicolo”.
E pensare che la Cavit – lo si leggeva sopra – è stata da poco premiata dalla guida del Gambero Rosso come produttore dello “spumante dell’anno 2010” proprio per un TrentoDoc, l’Altemasi Graal.
Viste tutte ‘ste premesse, giuro che non ho saputo resistere. E dunque ho preso la macchina e sono andato all’Eurospin più vicino – quello di Cavaion Veronese – e alle 15.57 del 2 gennaio ho comprato ben due bottiglie di TrentoDoc Corona a 3,49 euro cadauna. E in serata ne ho stappata una insieme a un amico ristoratore. E adesso vi conto com’è andata.
Colore. Sorprendentemente accattivante. Oro antico, lampi verdi.
Naso. Non enormemente espressivo, ma tipicamente da metodo classico. E cioè crosta di pane, nocciola. Un pelino di vaniglia. E pulizia. Proprio non male.
Bocca. Ecco, magari da quel che hai trovato al naso, t’aspetteresti qualcosa in più al palato. Il vino appare un po’ semplice, scarseggia un pochetto in termini di struttura e lunghezza. Epperò c’è da dire che ha una bolla piuttosto cremosa, una morbidezza abbastanza accattivante e, pur accennate, le medesime sensazioni già colte annusando, in continuità. Ed anche in questo caso s’esprime con considerevole pulizia.
Insomma: un vino che come aperitivo sa giocarsi le sue carte. E che, comparato con i prezzi che ci sono in giro nel mondo del metodo classico, vale sicuramente di più di 3,49 euro. Il che vuol dire che alla Cavit lavorano comunque bene e che soprattutto i buyer dell’Eurospin sanno il fatto loro quando vanno a comprarsi i lotti da far imbottigliare a private label.
Dunque, il consumatore che s’è fatto irretire dalla pubblicità dei quotidiani ha fatto un affare, a mio vedere. Lui sì. La spumantistica trentina non credo, ma questo è un altro discorso.
Poi, ci sarebbe da dire altro sulla grande distribuzione, sul suo rapporto col vino, sull’andamento dei prezzi, sulla remunerazione della materia prima (l’uva, intendo) e via discorrendo. Ma è questione lunga e complicata, su cui vorrei soffermarmi con un altro intervento.
Per il momento dico semplicemente questo: il “caso” TrentoDoc dell’Eurospin non sarà di qui in poi l’unico, e forse non è neanche stato il primo. Voglio dire: il “caso” d’un vino comunque ben fatto venduto a prezzi molto bassi con la formula della private label. Anzi: credo che il fenomeno possa esser destinato a crescere ancora. Qui in Italia, intendo, ché all’estero è già consolidato. E su questo c’è da riflettere. Parecchio.

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