21 settembre 2010

E vai con l'Amarone style!

Angelo Peretti
Amarone style: va di moda. In America, in Argentina, in Australia, in Nuova Zelanda. Tutti a far vini rossi da uve appassite. Tutti a parlare di bottiglie in stile Amarone.
Ne ho trovato uno, per esempio (ma se cercate sul web avete da sbizzarrirvi) in Australia. Uno Shiraz (e verrebbe da dire "ovviamente", trattandosi di un rosso australiano, terra elettiva dello shiraz, appunto). Lo fa Hobbs, ad Angaston, nel Sud dell'Australia. E sul suo sito web lo presenta così: Hobbs Shiraz Gregor (Amarone).
Dice che l'uva è stata semiappassita e che mettendo insieme i metodi tradizionali dell'appassimento e lo stile di cantina del produttore si è ottenuto un "full bodied Australian Amarone-style shiraz", un corposo Shiraz australiano Amarone-style.
Più avanti si avverte che "this Amarone style wine is made from Shiraz vines planted in the late 80's", questo vino in stile Amarone è stato prodotto dal vigne di shiraz piantate sul finire degli anni Ottanta.
Vabbé, mi piacerebbe provarli questo ed altri Amarone style wines fatti qui e là per il "nuovo" mondo enologico. Mi piacerebbe vedere se l'effetto terroir giochi davvero - come spero - la differenza a favore della Valpolicella rispetto alle imitazioni estere. Altrimenti avrei di che preoccuparmi.
Una preoccupazione però credo sia nell'aria: se cresce la consuetudine a bere rossi Amarone style, sarà ancora possibile spiegare che l'Amarone è un vino italiano, veneto, veronese, valpolicellese, oppure non si rischierà di finire per riconoscere nell'Amarone un puro e semplice stile di produzione vinicola, slegato da qualunque riferimento territoriale? L'insidia mi pare enorme per gli amaronisti valpolicellesi.

10 commenti:

  1. Condivido i tuoi dubbi e le preoccupazioni, ma non posso negare che mentre leggevo mi è spuntato un sorriso e un piiiicolo moto d'orgolio per l'Amarone che fa scuola nel resto del mondo. Non vado matto per l'Amarone ma sono assolutamente convinto che se c'è una qualcosa che il resto del mondo può invidiarci una è sicuramnente il vino. Quindi un applauso alla Valpollicella!

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  2. Come la Settimana enigmistica: il vino che vanta il maggior numero di tentativi di imitazione

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  3. Pericolo reale e tanto più grande quando i prodotti sono validi; quanti hanno tentato di intraprendere, con risultati più o meno riusciti, la strada dell'imitazione... tanto per fare due nomi COCA-COLA e NUTELLA.
    Credo che questo fenomeno sia inevitabile e inarrestabile, certamente più un prodotto diventa conosciuto ed apprezzato si devono però esponenzialmente ricercare strategie anche di tutela sempre più efficaci. Assolutamente non è semplice anche perchè molto spesso stiamo ancora sprecando risorse nelle piccole questioni locali scordandoci che la globalizzazione è arrivata ... per certi versi purtroppo !!!

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  4. Pensavo gli australiani fossero sempre un passo avanti ma in questo caso mi sembra stiano andando indietro.
    La mia percezione è che non solo in Italia, vi sia richeiesta di vini beverini. Nel caso dell'amarone, molti sconfinano in pesantezza. Se questo è quello che vogliono fare gli australiani, non mi sembra una gran scelta.

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  5. a proposito di "Amarone style" e di un disinvolto uso dello stile veneto, mi permetto citare quanto scrivevo in un articolo, dove criticavo l'operato del proprietario di una delle aziende fondatrici dell'associazione delle Famiglie d'arte dell'Amarone, pubblicato sette anni fa, nel 2003.
    http://www.winereport.com/winenews/scheda.asp?IDCategoria=14&IDNews=530
    E a proposito dell'eccessiva produzione di Amarone, ecco quanto scrivevo solo nel 2008...
    http://vinoalvino.org/blog/2008/01/amarone-della-valpolicella-perche-non-possiamo-dirci-ottimisti.html

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  6. @Giordano. Certo, il fenomeno è inevitabile, ma, come ben dici tu, senza una strategia condivisa e coordinata non si può resistere. I marchi che citi hanno resistito e sono divenuti sempre più leader perché la governance aziendale ha fatto scelte efficaci e coerenti. Mi domando se sia possibile fare lo stesso con un sistema complesso come quello del vino, che presuppone scelte mediate e laboriose, e dunque lente.

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  7. @Stefano. Sulla questione delle tendenze di mercato ho già espresso la mia opinione qualche tempo fa. Personalmente, credo ci possano essere delle chance per i vini più beverini, ma allo stato attuale non vedo ancora una reale inversione di tendenza. Vero che la bolla speculativa sui Bordeaux 2009 l'hanno prodotta i buyer orientali, ma si tratta di vini strutturati, concentrati, lontani dalla tradizione bordolese. Ed hanno avuto successo. La strada per il "vinino" è ancora lunga.

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  8. @Franco. Hai fatto bene a ricordare le tue battaglie sul fronte amaronista. Battaglie che ti hanno visto spesso isolato. Come spesso accade a chi ha visioni profetiche, o a chi fa semplicemente, e con onestà, il suo mestiere di giornalista.

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  9. GIORDANO info@cortetamellini.com22 settembre 2010 alle ore 08:24

    Per Angelo. Concordo con te quando dici "Mi domando se sia possibile fare lo stesso con un sistema complesso come quello del vino, che presuppone scelte mediate e laboriose, e dunque lente." In effetti, da noi, la globalizzazione è stata prevalentemente vista sotta una luce positiva ... opportunità, nuovi mercati, ecc.. senza prevedere che molti paesi emergenti hanno l'aggressività dettata dalla necessità.
    Il benessere consolidato nella vecchia europa è considerato acquisito ... non è vero le posizioni si mantengono giorno per giorno aumentando molto spesso l'impegno. come ho detto anche in altre occasioni molti nostri produttori si sono prevalentemente concentrati a fare belle cantine tralasciando di guardare oltre la collina.

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