Angelo Peretti
Chiamatela esperienza, chiamatela saggezza, chiamatela quel che volete, ma a forza di guardare le stagioni e di tramandarsi le informazioni, nei secoli i contadini si son messi insieme un loro sapere che a volte funziona anche oggidì, alla faccia delle previsioni meteo e della tecnologia applicata. Così, se i villani del Veneto asserivano senza mezzi termini: "Anno de erba, anno de merda", qualche ragione dovevano pur averla. Magari il motto è un po' volgare, ma non gli si possono negare immediatezza ed efficacia espositiva. E quest'anno si sta dimostrando che purtroppo un quakche ragione l'avevano.
Di pioggia ne ha fatta tanta già dall'inverno, e di neve pure, nella stagione fredda. Le conseguenze sono quelle ben descritte dall'Assoenologi nel suo rapporto di fine agosto: "Le basse temperature hanno determinato un ritardato risveglio della vite agevolato da abbondanti precipitazioni, che hanno ricostituito, in particolar modo nell'Italia centro meridionale, le riserve idriche e in settentrione garantito una quantità d’acqua di tutta considerazione che ha favorito un germogliamento lussureggiante, tanto che, in alcune regioni, i millimetri di pioggia sono stati quattro vote quelli caduti nel 2009". La descrizione tecnica è perfetta: "germogliamento lussureggiante". I contadini, quando se ne sono avveduti, han cominciato a dirlo, sottovoce: "Anno de erba..."
L'estate non è andata meglio. Luglio caldo e umidissimo. Poi, lascio ancora la parola ad Assoenologi: "Ad un caldissimo luglio è seguito un agosto con sbalzi di temperatura anche di 10 gradi. Abbondanti, in particolar modo al Centro Nord, le piogge che in certi casi hanno rischiato di 'annegare' la produzione mentre le alte temperature del Sud hanno rischiato di 'bruciarla'."
Scrivevo ai primi del mese che non ci resta che sperare in un buon settembre. Be', settembre non è stato granché.
E allora? Anno da buttare? Come sempre, il giudizio andrà dato ai vini. Ma certo è una vendemmia difficile. Sperando che questo comunque almeno ci preservi dai comunicati stampa sull'annuale "annata del secolo". Però dico che mica si può "fare di ogni erba un fascio" (e dagliela coll'erba), e dunque quest'anno si vedrà probabilmente ancora più che altre volte una distinzione piuttosto netta fra chi ha lavorato bene in vigna e chi no. Ma anche i primi avranno vini probabilmente sottili, che però non vuol dire banali. Anzi (almeno dal mio punto di vista). Vini che dunque dovranno giocare sulla nuance, sull'esaltazione della fragilità, sull'eleganza dell'evanescenza, salvo scorretti dopaggi in cantina.
M'avvedo dunque che se così fosse, se l'eleganza dell'esilità venisse in primo piano, dovrei un po' ricredermi sui proverbi. Ché a me piaccioni i vini semplici ma appunto non banali, quelli che chiamo i vinini. Che sono poi i più difficili da ottenere. Ecco, speriamo che l'anno de erba ci regali (almeno) questo.
sempre acuto e perspicace.
RispondiEliminaCondivido.
Carlo
Angelo, quello che hai detto non fa una grinza, adirittura mi è giunta voce che qualche azienda quest'anno non fa l'appassimento ... spero proprio sia vero altrimenti veramente si perde in credibilità.
RispondiEliminaSe un'annata è stata mediocre bisogna anche avere il coraggio di ammetterlo ed eventualmente rinunciare ad un'eccellenza a tutti i costi e tutti gli anni.
Angelo,
RispondiEliminaancora una valutazione del tutto condivisibile. Negli anni mi sono accorto poi che proprio nelle annate più magre sono nati degli autentici gioielli, sia perchè non c'è stata la forsennata ricerca della concentrazione a tutti i costi, sia perchè il vino pare forse tirare fuori dalle proprie corde tutto quello che ha e anche qualcosa di più. E tra l'altro, l'acidità di questi anni fa guadagnare in persistenza e in profondità il vino, che dopo qualche anno recupera e stacca i vinoni usciti da annate solari. Quanto all'appassimento, una battuta: non è che magari queste aziende non lo fanno perchè non sarebbero in grado di vendere tali bottiglie ai prezzi che si sono prefissi?
Mario Plazio