6 settembre 2010

Foires aux vins: perché in Italia non si fanno?

Angelo Peretti
Se vi capitasse di andare in Francia in questi giorni, sappiate che è il periodo delle Foires aux vins. E cioè che è il momento in cui, nell'imminenza della vendemmia, le maggiori catene di ipermercati transalpini - Carrefour, Casino, Intermarché, Système U, Auchan, Monoprix, Carrefour Market, Leclerc - "svendono" una bella serie di vini a prezzi vantaggiosi. Insomma: ci sono i saldi, come per i vestiti, come per le scarpe. Ed è un'occasione spettacolare per riempirsi la cantina con il meglio della produzione francese.
La faccenda è talmente seria che la Revue du Vin de France, la maggior testata enologica della Francia, dedica ogni anno alle Foires aux vins un numero quasi monografico. Dando consigli sugli acquisti, proponendo recensioni sui vini in offerta, confrontando i prezzi fra un supermercato e l'altro, indicando i luoghi d'acquisto città per città.
Qualche anno fa mi capitò di passare all'Auchan di Avignone durante la Foire aux vins: uscii col carrello pieno. C'era di che andar fuori di testa nel vedere la qualità dei vini scontati e i prezzi tanto vantaggiosi.
La domanda è: perché in Italia una cosa del genere non accade?
La questione di fondo temo sia una e una sola: qui da noi nella grande distribuzione difetta la cultura del vino. O meglio: il vino è considerato una qualunque derrata alimentare, come la pasta, la passata di pomodoro, il tonno in scatola. Basta vedere come vengono trattate le bottiglie in tanti supermercati italici. Spesso il vino è messo vicino al girarrosto per i polli, perché chi compra il pollo pronto di solito tirà giù dallo scaffale anche una bottiglia. Solo che quella bottiglia ha patito il caldo e il vino rischia di essere andato a farsi benedire (esperienza vissuta).
In Francia è diverso. Non dico nei market di paese. Dico nei grandi centri commerciali. Lì il vino è trattato coi guanti bianchi. Con scaffali privi di luce diretta, con spazi climatizzati, addirittura con personale specializzato che ti aiuta negli acquisti. E ci trovi sia il vin de pays da un euro e mezzo, sia il grand cru da un migliaio di euro, con nuna lista di referenze da sballo. E poi ci trovi anche a settembre le Foires aux vins, una specie di Bengodi dell'enoappassionato.
Qui da noi niente. Tutt'al più qualche offerta speciale su questo o quel vino. Ma niente di strutturato, di uniforme, di omogeneo, di coordinato. Eppure le Foires aux vins rappresentano a mio avviso un'opportunità incredibilmente favorevole per avvicinare la clientela al vino di qualità. E più cresce la propensione verso il vino di qualità, più salgono i fatturati (ed a margini crescenti).
Quando succederà anche in Italia? Mai, temo. Ma spero di sbagliare.

1 commento:

  1. Sono d'accordo. Anche a me è capitatao di essere in Francia nel periodo delle Foires aux vins e ne ho approfittato. Certo, ovviamente, non possiamo pretendere di trovare gli Chateax o i Domaines più blasonati a prezzi scontati ma quello che si trova è senz'altro interessante e soprattutto ben esposto. Quando anche da noi qualche grande catena distributiva si rendera conto che trattare bene il vino è anche un businnes potremo sperare di avere altrettante occasioni. Al riguardo non sono così pessimista: vicino a Milano esistono già supermercati con annessa una vera e propria enoteca e mi risulta che, periodicamente, mettano in vendita vini di assoluta qualità a prezzi decisamente interessanti.

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