10 settembre 2010

I prezzi deliranti dei cru classé di Bordeaux

Angelo Peretti
La faccenda è seria, molto seria se anche la Revue du Vin de France si permette di definire "delirante" l'ascesa dei prezzi registrata quest'anno dai più celebri vini di Bordeaux. Perché se lo dicessimo noi italiani, vabbé, potrebbe esser letto come un attacco sciovinistico, ma se i francesi parlano così di se stessi, be', qualcosa di grosso sta succedendo davvero.
Sissignori, sul numero di settembre la celebre rivista enologica francese dice che "i grandi vini sono diventati un oggetto di speculazione" e che "dopo i borgognoni d'eccezione, ecco che i cru classé di Bordeaux, con la superba annata 2009, sono stati proiettati in una spirale tariffaria delirante, mai vista".
Certo, la maggior parte dei produttori si difende dicendo che "è il mercato", e che se i prezzi son saliti così vertiginosamente è per via della domanda. Sarà anche vero, ma dove si andrà a finire se, come si chiede la Revue, "con la scusa della spinta proveniente dai ricchi asiatici pronti a tutto pur di regalarsene una cassa, il prezzo di una bottiglia di Château Lafite-Rothschild 2009 è arrivata a costare 1100 euro più iva... il prezzo di due tonneaux da 900 litri di Bordeaux generico". E se perfino Château Ausone è salito a 900 euro al netto delle tasse. Con un balzo dei prezzi che per i premier cru bordolesi è stato superiore al 300% in un anno: il 2009 sarà anche una grand'annata, ma come si giustifica un'impennata del genere?
"Siamo andati fuori misura" dice la rivista francese, domandandosi poi, a mio dire saggiamente: "Per quanto tempo durerà questa bolla? Alla fine chi berrà bottiglie del genere?" Domande che a mio avviso prefigurano scenari completamente nuovi per il mondo del vino, e non solo per quello bordolese.

4 commenti:

  1. Con tutta la curiosità del caso e la certezza dell'eccellenza di questi vini rimango convinto che siano sempre e comunque vino. E senza troppi patemi d'animo li lascio bere agli asiatici.
    E comunque, finchè glieli danno fan bene a prenderli (gli euri), no?

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  2. La questione dei prezzi che schizzano alle stelle è annosa e non riguarda solo il vino, ma anche gli stipendi dei calciatori, dei vip dello spettacolo, dei pezzi di antiquariato. Io sono convinto che sia giusto che il mercato faccia il prezzo e se il vino si vende a prezzi folli, ma c'è chi lo compera va bene così. Ci sarà il momento che anche gli asiatici si stuferanno e allora i prezzi scenderanno. E comunque sempre meglio prosi quesiti come quelli che si pongono i francesi, piuttosto del quesito che al Versus si poneva una produttrice di Soave che sconsolata si chiedeva: . E nessuno aveva la risposta.
    Alberto Tonello

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  3. Boh è saltata la domanda: Qui i prezzi continuano a scendere cosa dobbiamo fare?

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  4. Vero: il prezzo lo fa il mercato incrociando domanda e risposta. Ma se nessuno regola i prezzi all'interno di una denominazione, vi è il rischio, concretissimo, di innescare una spirale che espelle dalla denominazione chi non raggiunge le quotazioni d'eccellenza, di fatto "uccidendo" la denominazione stessa, surclassata dalla "marca" del singolo. Con problemi sociali enormi.
    Ma esiste anche un secondo problema, ed è quello evidenziato da Alberto nel finale del suo commento, che corrisponde sostanzialmente al senso del terzo commento qui sopra: i prezzi della stragrand maggioranza del vino scendono i picchiata e i produttori si chiedono "e noi adesso cosa facciamo"? Ecco, è proprio per dare una risposta a questa domanda che occorre difendere la dnominazione dal rischio di "espulsione" a favore della "marca". Come? Mi viene in mente una risposta sola: trasformando l'intera denominazione in una "marca".

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