27 settembre 2010

Valpolicella: i comunicati del Consorzio di tutela e delle Famiglie dell'Amarone

Angelo Peretti
Si dice che ambasciator non porta pena. Provo dunque a fare l'ambasciatore, incrociando le dita.
Mi riferisco alla questione nata in Valpolicella a seguito di un recente comunicato dell'associazione delle Famiglie dell'Amarone d'Arte, un testo che ha fatto molto rumore sia nel mondo dell'informazione via web, sia nel panorama produttivo veronese.
Ora, il 27 settembre, ecco uscire con un comunicato di chiarimento il Consorzio di tutela dei vini della Valpolicella. Lo pubblico, ma ugualmente pubblico il comunicato delle Famiglie, datato 14 settembre, in ordine cronologico. E per ora mi limito a far l'ambasciatore.

Famiglie dell'Amarone d'Arte, sovrapproduzione e prezzi low cost minacciano prestigio e qualità del vino simbolo della Valpolicella
“L’Amarone è espressione territoriale e simbolo della Valpolicella e del Veneto; vino originale per storia, caratteristiche organolettiche, varietà autoctone, tecnica produttiva attraverso l’appassimento delle uve. L’Amarone è oggi minacciato dall’eccessiva produzione, che non tiene conto delle zone vocate e si adegua ai minimi dei parametri di legge con un conseguente abbassamento della soglia qualitativa e subisce azioni commerciali che rispondono spesso a logiche di basso prezzo, in canali distributivi di massa”.
Sono queste le premesse del Manifesto dell’Amarone d’Arte, il documento identitario e programmatico presentato oggi a Milano dall’associazione che riunisce 12 famiglie storiche di produttori di Amarone (Allegrini, Begali, Brigaldara, Masi Agricola, Musella, Nicolis, Speri, Tedeschi, Tenuta Sant'Antonio, Tommasi, Venturini, Zenato).
Per Sandro Boscaini, presidente delle Famiglie dell’Amarone d’Arte, “Il Manifesto risponde a una visione di politica enologica che riteniamo essere fondamentale, basata sulla qualità e non sulla quantità. Infatti – ha proseguito Boscaini - da qualche anno, in Valpolicella, assistiamo a un fenomeno di sovrapproduzione, a fronte di una contrazione sul versante dei prezzi e, di rimbalzo, dei ricavi per i produttori. Nel 2008 sono stati venduti 6,75 milioni di litri di Amarone, mentre l’anno scorso 9 milioni. In termini di bottiglie questo significa che siamo passati da 9 a 12 milioni nel giro di due sole annate (2006-2007)”. Diversi invece i numeri sul fronte del fatturato legato all’Amarone che – ha spiegato Boscaini - “Anziché crescere, ha registrato un andamento opposto: a fronte di un + 33% sui volumi, l’asticella del valore ha perso il 16%, con una flessione da 81 milioni di euro a 68 milioni di euro”. Segno negativo anche per il prezzo delle uve, passato da quattro euro il chilogrammo nel 2007 a 1,50 di quest’anno, mentre i costi di produzione hanno registrato un trend opposto.
Uno scenario preoccupante, quello dell’impennata produttiva di Amarone, che porta le Famiglie storiche della Valpolicella ad “arroccarsi sulla collina” per difendere la qualità e l’eccellenza di uno dei tre grandi rossi italiani più famosi al mondo stoppando, ormai da anni, la loro produzione a 2milioni di bottiglie l’anno. “Alla vigilia dell’ingresso sul mercato dell’annata 2008 con i suoi 16 milioni di bottiglie, ci chiediamo quale altro record negativo andremmo a toccare con i prezzi”, si chiede ancora il presidente Boscaini che aggiunge: “Di questo passo si rischia di disorientare anche il consumatore che potrebbe trovarsi a scegliere tra bottiglie che portano lo stesso nome ma con prezzi fortemente diversificati e una qualità ai limiti dei parametri di legge”. Due anni fa, infatti, il prezzo medio per ogni litro di Amarone venduto all’ingrosso era di 12 euro, mentre l’anno scorso si è fermato ad appena 7,50 euro.
Al Manifesto, le Famiglie dell’Amarone d’Arte - 2000 anni di storia enologica alle spalle – abbinano anche l’ologramma distintivo che caratterizzerà il loro vino, per ribadire la forza della qualità senza compromessi, men che meno sul prezzo.
Il Manifesto, redatto in 7 punti e sottoscritto da tutti i produttori, marca le differenze tra la nuova tendenza low cost e il prodotto ‘raro e caro’ che ha fatto la fama e la storia dei vigneti dell’Amarone. “Con queste due azioni, Manifesto e Ologramma,- ha concluso Sandro Boscaini- intendiamo sensibilizzare e nel contempo lanciare un appello a tutti i protagonisti del mondo produttivo dell’Amarone. Insieme possiamo condividere politiche di produzione e prezzo che non sviliscano il prodotto e il suo prestigio”. (Fonte dati: Osservatorio Famiglie Amarone d’Arte)

Consorzio Tutela Vino Valpolicella, prezzi stabili e remunerativi per le uve Valpolicella
“Grazie alle azioni intraprese dal Consorzio di Tutela Vino Valpolicella atte a tutelare la produzione, i prezzi delle uve per la vendemmia 2010 rimarranno costanti e addirittura in lieve aumento rispetto agli anni scorsi”, dice Luca Sartori presidente del Consorzio per la Tutela dei Vini Valpolicella, “il dialogo e la collaborazione di tutti i componenti della filiera ha, infatti, consentito di portare avanti scelte importanti per la nostra denominazione e garantire così redditività ai nostri produttori”.
Una considerazione questa che trova conferma nei dati ufficiali dei mercuriali. Le quotazioni delle uve destinate alla produzione di Amarone negli ultimi quattro anni sono state all’insegna della stabilità con valori medi/anno oscillanti tra euro 1,55 e euro 1,75 al kilo, così pure le quotazioni dell’Amarone sfuso si attestano da 8 anni a questa parte nell’intervallo tra i 6,50 euro e gli 8,00 euro, con una punta di 11,20 euro dovuta ad una bolla speculativa che ha coinciso con l’anno di maggior produzione, cioè il 2008 (fonte dati CCIAA di Verona).
Il quantitativo di vino imbottigliato invece è rimasto costante negli ultimi quattro anni tra gli 8 e i 9 milioni di bottiglie, salvo l’isolata impennata delle vendite nel 2010, grazie ad una sapiente azione di marketing e al raggiunto traguardo della docg.
“La riconferma della riduzione della percentuale delle uve messe a riposo ed il blocco dell’iscrizione all’albo vigneti Valpolicella per i prossimi 3 anni, ma anche la fascetta di stato per il Ripasso, hanno sicuramente consolidato i prezzi e gettato solide basi per assicurare condizioni favorevoli anche per gli anni a venire”, prosegue Sartori, “In questo contesto, altamente positivo nonostante il periodo di crisi, trovo estremamente fuori luogo la presa di posizione dell’Associazione Famiglie dell’Amarone dell’Arte, che sembra voler dipingere un quadro ingiustamente negativo sulla nostra denominazione, comunicando dati che non corrispondono al vero”.
Che la Valpolicella d’altra parte sia particolarmente ambita è dimostrato dalla continua ricerca di terreni a vigneto, stabilmente quotati intorno ai 500.000 euro/ettaro e dal continuo incremento delle superfici vitate che ha portato al decreto di blocco degli impianti sopracitato proprio per evitare sovrapproduzioni. La ricchezza dell’Amarone sta proprio nella differenza che esiste tra una microzona e l’altra, tra i diversi stili di interpretare il vino secondo le tradizioni di ogni singolo produttore, tutti legati da un unico e grande denominatore che è la piacevolezza al consumo. Esiste un disciplinare che determina i requisiti minimi a livello chimico, mentre le caratteristiche organolettiche del prodotto vengono certificate e lasciate al gusto del consumatore. Il Consorzio può con certezza affermare che tutto l’Amarone certificato è Amarone con la 'A'maiuscola, non esiste una produzione che possa prendere le distanze da un'altra”, conclude Sartori, “esistono invece tanti produttori che lavorano ottimamente, ricevendo quotidianamente premi e attestazioni di stima, nel rispetto della propria tradizione e nella piena legittimità di un sistema consortile che sta dimostrando di funzionare molto bene, l’unico tavolo interprofessionale riconosciuto per legge che ha l’incarico di tutelare, difendere, valorizzare e promuovere la denominazione”.

3 commenti:

  1. Che dire, qui ognuno ha la sua idea, l'argomento è scottante, una cosa però, leggendo i due comunicati, emerge: tra di noi c'è un bugiardo impenitente smascheriamolo. Ovvero: nel 2007 l'uva al chilo costava 4 euro come sostiene Boscaini, o 1,50 come sostiene Sartori? Chi dice la bugia? Si aspettano smentite a suon di documenti. E' caccia aperta.

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  2. io ho una grande curiosità cosa intendono per Famiglie storiche????
    ciao susy

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  3. @Anonimo: approfondirò. In ogni caso, non vanno confuse le quotazione dei mercuriali della borsa merci con eventuali pagamenti di lotti particolari.
    @Susy; questo vorrei capirlo anch'io, ma temo resterà un mistero. Il nome suona bene, ma crea questo genere di domande, e giustificarne le risposte non mi pare facilissimo.

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