Angelo Peretti
D'Arturo Stocchetti e dei suoi vini, che escono all'insegna della Cantina del Castello - e il castello in questione è evidentemente quello scaligero di Soave, cittadina nel cui cuore antico ha sede appunto la cantina - ebbi a scrivere abbastanza diffusamente qualche tempo fa. Arturo è persona franca, diretta, soavista fin dentro alle ossa, tant'è che della denominazione è anche presidente (intendo, del consorzio di tutela del Soave). Non ricordo però d'avere prima d'ora qui scritto (e la ricerca nel mio data base mi pare proprio confermi l'omissione) del suo Ardens. E mi dispiace, ché lo ritengo uno dei vini più curiosamente intriganti e maliziosi che mi sia staato sin qui dato di bere in terra d'Italia, e dunque non solo nelle plaghe soavesi.
Ordunque, eccomi coll'Ardens, che è un Recioto di Soave - Classico per giunta - che sul sito aziendale vien definito - e concordo con la definizione - "vivace come tradizione". Oppure, come piace a taluni, potremmo definirlo come un vino che rifermenta "sur lie". Pulito solo coi travasi e poi filtrato appena poco poco nel passaggio dalla vasca d'acciaio alla bottiglia, in modo che possa appunto un po' rifermentare - muoversi - e tirar fuori quella briosità che un tempo era considerata pregio e poi a lungo è stata vista con occhio sbieco per via d'un malinteso senso della perfezione stilistica. Che orrore, dicevano i guru del modermismo enologico, avere carbonica e veder fondo in bottiglia! Annichilendo così secoli di tradizione e cultura. Che potevano e possono invece essere patrimonio d'un territorio, magari reinterpretandoli in forma sì moderna, ancorché rispettosa. E meno male, dunque, che Arturo il suo Recioto all'antica ha seguitato a farlo. Per sé, per chi l'ha capito. E oggi magari, sull'onda della riscoperta di vini meno perfettini, lo capiranno in tanti di più.
Ora dico che l'Ardens è garganega in tutto e per tutto: ne riconosci da subito i toni all'olfatto, con quel frutto giallo maturo che ti rammenta del tutto il Soave di collina classica, appunto.
Dico anche che è vino della piacevolezza, con quei suoi residui di zuccheri perfettamente compensati dalla freschezza e dalla vivacità.
Frutto croccante e succoso e, sotteso, un che di minerale, com'è logico che sia da quelle parti.
Se proprio volessimo fare dei paragoni - e prendiamoli col beneficio d'inventario, detti giusto per dare un'idea generale del vino, ché è anomalo per chi di già conosca il Recioto di Soave "fermo" - potremmo pensare a un demi sec della Loira fatto coll'uve di chenin blanc, oppure a un riesling spätlese che venga dalla Mosella (ma qui il paragone è aancora più azzardato: lo uso solo per chiarire che ci son frutto, dolcezza e freschezza in equilibrio).
A me piace, l'Ardens. Parecchio. Chissà perché non m'è mai venuto in mente di comprarmene una cassa per le sere d'estate. Rimedierò.
A proposito: l'ultimo che ho bevuto, pochi giorni fa, era del 2006. Notevole.
Si caro Angelo l'Ardens di Arturo vuol dire cultura e tradizione del territorio.Fine anni settanta Il Veronelli, invitato dal Buon Bruno Marchioni venne a Soave a degustare i Recioti dei"vignaioli", apprezzava e decantava i "mossi" i frizzanti" e bocciava i tranquilli. Per i vignaioli Soavesi quando il vino non "si muove" non è riuscito. Dunque per me dico bravo Arturo, continua con l'Ardens.
RispondiEliminaMepa
Lo scorso anno, durante una serata di degustazione tra amici, Arturo ha stappato una magnum di Ardens che credo fosse dell'85, e qui non vorrei sbagliare ma, anno più anno meno siamo li ... beh che dire ... assolutamente una cosa unica, dopo più di vent'anni !!!
RispondiEliminaDi questi vini non se ne fanno più, e qui concordo con Angelo sulla caparbietà dell'amico Arturo di voler continuare a produrre un vino "senza tempo" in controtendenza a molti, anche troppi, prodotti che strizzano l'occhio alle mode passeggere, trascurando il fatto che quando un vino è troppo elaborato perde buona parte della sua matrice territoriale. Speriamo che Arturo continui a produrre questo vino assolutamente meraviglioso.
Caro Angelo
RispondiEliminaprima di tutto ti voglio ringraziare a nome del mio grande amico Salvatore Murana(Salvo),che ho avuto il piacere di farti conoscere durante il Vinitaly,per le belle parole che hai scritto su di lui e dei suoi passiti.
Un uomo che ha sempre difeso la sua terra talvolta a scapito della sua popolarità e del suo lavoro.
Salvo crede fortemente al legame tra l'uomo e il territorio,tra la natura che crea e l'uomo che gestisce e accompagna il frutto del suo lavoro in tutte le sue fasi fino a diventare delizia del palato...
Ecco questo è Salvo....un gradissimo conduttore della natura pantesca,dall'uva al passito..
Colgo l'occasione per ringraziarti anche per quello che hai scritto del mio Ardens..
Ardens nasce dalla volontà di far capire alla gente quanto di buono hanno fatto i nostri vecchi...
Creare un vino che sia delizia e fragranza del bere consapevole in compagnia di amici...
Far comprendere ai giovani che questa tipologia di vino dolce non è altro che il frutto(la garganega)che si trasforma ed evolve in bottiglia...
Arturo
Nel frattempo ho letto il commento del Mepa...grazie dell'incoraggiamento...