Angelo Peretti
Non conosco di persona Carlo Ferrini. Certo, so bene che è tra i più noti winemaker italiani e che nel portafoglio clienti ha nomi altisonanti. Ma ci ho parlato di persona solo durante una cena post Vinitaly di quattro o cinque anni fa.
Non lo conosco, però m'ha molto fatto pensare un suo intervento sul numero di maggio di Decanter, il mensile britannico. Orbene, Ferrini vi parla di Brunello e di sangiovese. Dice (traduco dall'inglese) che il sangiovese può sì dare grandi vini, "solo che richiede più lavoro". Aggiunge: "Il sangiovese ha bisogno di condizioni di crescita perfette per eccellere, ed anche allora ha bisogno di essere coccolato. Se i produttori di Brunello vogliono continuare a usare il 100% di sangiovese, devono ammettere che il Brunello non dovrebbe esere fatto in tutta la zona di Montalcino, ma essere invece limitato alle aree in cui eccelle. Se vogliono fare grandi vini in tutta Montalcino, sono necessarie altre uve".
Accidenti, questa è una bomba che rischia di far riesplodere il "caso" del Brunello. Insomma: si deve (si può) oppure no cambiare il disciplinare, dopo che varie aziende, anche blasonate, son state "pizzicate" a tagliare il sangiovese con vini fatti d'altri vitigni?
La risposta mi pare ovvia: no, non si può e non si deve. Il Brunello lo si fa col sangiovese. Dunque, se si è convinti che da qualche parte il sangiovese a Montalcino non rende qualità, che lo si faccia solo là dove il terroir lo consente. Altrove si farà semmai un'altra denominazione. Magari quella del Sant'Antimo doc, e in questo caso se servisse anche cambiandone il disciplinare, ché tanto è denominazione recente: sennò cosa l'hanno inventata a fare?
Sono D'accordissimo con te. Il Brunello deve essere solo ed esclusivamente Sangiovese senza nessun compromesso.
RispondiEliminaLe zone meno vocate andranno ridisegnate sotto altre DOC o IGT a cui i toscani sono tanto legati :-)
Sicuramente farà bene a qualche prodotture e fare male a qualcun'altro, ma ne vale dell'intera denominazione. Se a Montalcino non capiscono questo sarà un grosso problema, in qunato, che se dica, il Brunello è pur sempre un ambascaitore importante del nostro vino all'estero.
Un appunto. Strano che questo intervento arrivi così tardi a cose ormai quasi fatte.
Angelo
Angelo, ti consiglio di rileggere le dichiarazioni del noto enologo con i baffi alla luce di quanto ho scritto qui:
RispondiEliminahttp://vinoalvino.org/blog/2010/04/falsi-chianti-docg-e-igt-toscana-sequestrati-zaia-ha-fatto-benissimo-a-parlarne.html
E poi ti consiglio di leggere la pagina 131 del libro di Andrea Scanzi, Il vino degli altri
Allora queste dichiarazioni ti sembreranno ancora più...
Beh, lasciamo perdere!
Franco, ho letto, ed attendo sviluppi. Il libro di Scanzi me lo procuro.
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