22 aprile 2010

Pouilly Fumé Silex 2003 Didier Dagueneau

Angelo Peretti
Quando nel settembre di due anni fa si diffuse la notizia della prematura morte di Didier Dagueneau, grandissimo vigneron, uomo simbolo del sauvignon blanc e dell'appellation Pouilly Fumé, molte testimonianze fiorirono sulla stampa e sul web, tutte in un'unica direzione: quella della genialità dell'uomo.
Ricordo cosa scrisse ad esempio Franco Ziliani sul suo Vino al Vino: "Dagueneau ha introdotto metodi di coltivazione biodinamica e sistemi di vinificazione rivoluzionari ma profondamente tradizionali nello spirito, opponendosi alla tecnica della fermentazione malolattica applicata al Sauvignon e soprattutto cercando nei vini una purezza assoluta e la capacità di esaltare al massimo, mediante bianchi in grado di durare per decenni e di acquisire complessità inaudite, pur in una cornice di assoluta freschezza e piacevolezza, la straordinaria vocazione dei terroir da cui provenivano le uve".
Qualche sera fa m'è capitato, al ristorante Il Giardino delle Esperidi a Bardolino, la benigna sorte di poter tastare l'annata 2003 del vino di punta di Dagueneau: il Silex, aoc Pouilly Fumé. Ed ecco che nel bicchiere ho trovato l'essenza del sauvignon. E della Loira insieme. Son quei vini per i quali la parola non basta per dare contezza. Bisogna aver provato, ché solo i sensi sono in grado di immagazzinarne la fascinazione. Sì, c'erano tanto frutto ed esoticità e florealità e pienezza e salina mineralità e freschezza e lunghezza ed ampiezza e possanza ed eleganza e bevibilità. E insomma però m'accorgo che più cerco di descrivere, più mi ritrovo senza elementi davvero validi per la descrizione. E quest'ammissione credo che basti.
Su questo mio InternetGourmet mi capita spesso di classificare i vini in faccini, da uno a tre, a seconda della personale piacevolezza che m'hanno suscitato, anche in relazione alla tipologia d'appartenenza. Ecco, con questo vino mi trovo in imbarazzo, ché non c'è classificazione che tenga. Dico solo che è uno dei migliori bicchieri che mi sia capitato di bere.
Poi, lo so che la poesia va a farsi benedire, ma un avviso ai naviganti lo devo anche dare: occhio, ché tanta grandezza ha il suo prezzo.

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