Angelo Peretti
Cena in un buon ristorante. Mangiato direi bene. Ci starebbe anche il dessert. Arriva la lista dei dolci. Ce ne sono sei. Tutti però impostati sul freddo, gelati. Non uno che preveda almeno la temperatura ambiente. E io non amo chiudere una cena mangiando roba fredda: mi blocca la digestione, mi fa star male. Rinuncio al dessert, stramaledicendo lo chef, rovinando il piacere d'una bella sequenza di piatti.
Ecco, ci siamo. La stagione ha appena cominciato ad aprirsi e ricomincia la terribile jattura dei dessert della stagione calda. Capita spesso - tra la primavera e l'estate - che non ne trovi uno che non sia freddo: gelati, semifreddi, ma niente che sia non dico caldo, ma almeno tiepidino. Che senso ha? Possibile che si faccia pasticceria a senso unico? Roba calda d'inverno, roba fredda d'estate: prendere o lasciare. Ma chi l'ha deciso, chi l'ha stabilito?
Nossignori, così non va. Amici chef, non potete lasciarmi senza dolce a fine cena, soprattutto se da voi son stato bene. Non mi potete privare d'un piacere solo perché fate pasticceria a senso unico, ad unica temperatura. E se io avessi voglia, chessò, d'una fetta di torta di mele? No, mi devo per forza cuccare il gelato alla mela, il sorbetto alla mela, il semifreddo alla mela, ma la torta niente, a meno che non sia ghiacciata anche quella.
Diamine, se avete comprato la macchina che vi fa i gelati, non vuol dire che al cliente dobbiate dare solo gelato per ammortizzare i costi. Perché il rischio è che quel cliente i costi non ve li ammortizzi proprio più. Cambiando indirizzo.
Un po' di professionalità, per favore.
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