18 aprile 2010

Ma il bicchiere del vinino è mezzo vuoto o mezzo pieno?

Angelo Peretti
Perplimere è un verbo che non esiste nei vocabolari. Viene dalla televisione. Epperò se ne occupa anche l'Accademia della Crusca. E dunque non posso utilizzarlo anch'io? Dico allora che mi perplime la piega che ha preso il dibattito sul "mio" vinino. Mi lascia perplesso, insomma. Neologismo per neologismo, perplimere ci può state se si parla di vinini.
Chi ha la bontà di seguirmi, saprà che a Vinitaly s'è svolto un convegno in qualche modo co-prodotto da Santa Margherita (l'azienda vinicola) e me. Lorenzo Biscontin, che di Santa Margherita è responsabile marketing, ha illustrato in sintesi i risultati di un'indagine che una primaria società di ricerca ha condotto sul tema, appunto, del vinino. E ne tratto il giudizio che il termine "vinino" abbia un'interpretazione negativa. Che non funzioni, insomma, e che dunque occorra trovare un'altra definzione. Perché anche dopo sollecitazione il 43,3% degli intervistati non si è convertito alla bontà del termine.
Dico che ha ragione. E che ha torto. Dipende da come si guarda la faccenda. Come quando c'è un bicchiere a metà: chi lo vede mezzo pieno, chi mezzo vuoto.
Ha ragione perché il dato di sopra, di per sé, è chiaro.
Ha torto se si considera che la definizione di vinino è appena nata e non ha avuto battage pubblicitario, se non il tam tam di alcuni blog. E questo tam tam ha portato a far sì che il 21,5% degli intervistati avesse già sentito parlare dei vinini. Il 21,5% dico! Attenzione: come ha sottolineato Biscontin, conoscenza non significa per forza gradimento. Però se mi avessero detto che saremmo arrivati a una simile percentuale mi sarei messo a ridere. Fin qui ho considerato il web un buon incubatoio di idee. Vuoi vedere che invece è più potente di quanto io sia disposto a credere? Arrivare a una conoscenza del 21 e passa per cento è un sogno anche per marchi affermatissimi. Lanciato solo sul web da pochi blog, il vinino è arrivato a un risultato impensabile. E, permettete, il bicchiere in questo caso comincia a tornare verso il pieno.
Lorenzo Biscontin ha poi sottolineato come, a suo parere, vi sia una evidente decodifica negativa del termine vinino: il 16,3% lo identifica spontaneamente come un vino di bassa qualità, l'11,8% come un vino economico, il 19,6% come un vino leggero. E c'è anche confusione: per il 10,6% del campione fa riferimento a vini in bottigli di piccolo formato. Il bicchiere va verso il mezzo vuoto.
Anche dopo una più completa spiegazione del termine, si diceva, la percezione negativa del termine "vinino" resta alta: (43,3%). Ma i positivi sono comunque il 30,9%, e c'è una fetta del 25,8% di indecisi da convincere. La maggioranza non dice no a priori, insomma, se il bicchiere si volesse vederlo mezzo pieno.
A questo punto gli intervistatori, durante il test, si sono scoperti, e hanno spiegato questo agli interrogati: "La definizione 'vinini' è stata coniata di recente per indicare i vini meno impegnativi e di facile bevibilità. Sono vini 'quotidiani', che si possono bere spesso in quanto piacevoli, con gradazione alcolica non eccessiva e prezzi più accessibili. Si contrappongono ai cosiddetti 'vinoni', ovvero a vini piuttosto impegnativi, in quanto più strutturati, corposi e complessi". Domandando se a questo punto, spiegato l'arcano, trovassero il termine vinino adatto o meno alla bisogna. Esito: più o meno adatto per il 51,7%, così così per il 23,7%, più o meno non adatto per il 24,5%. Però con variazioni significative fra chi aveva espresso precedentemente un giudizio positivo o negativo sulla tipologia di vino. Fra i positivi di prima, il 76% è d'accordo sulla bontà della definizione. Ed anche il 37,5% di chi aveva dato un giudizio negativo trova comunque la definzione adatta 37,5%, mentre è incerto il 25,6% (e non è poco, se pensiamo che si tratta di gente che il vinino non lo gradisce da bere) E qui il bicchiere a mio avviso va decisamente verso il mezzo pieno.
Nuova domanda: "Volendo usare la definizione di cui abbiamo parlato finora, Lei personalmente quanto direbbe di gradire i cosiddetti vinini?" Esito: molto e abbastanza 42,7%, così così 25,6%, poco o per niente 31,7%.
Bisogna rifletterci.
Chiudo con l'ultima domanda: in che momenti eventualmente berli, i vinini? A casa, per accompagnare i pasti di ogni giorno per il 34,1%, in compagnia nelle serate con amici per il 21,8%, fuori casa quando si beve l'aperitivo al bar per il 17,1%. Accidenti: ma questo è proprio il posizionamento del vinino!
Adesso, non so più se il bicchiere sia mezzo pieno o mezzo vuoto. Ma mi pongo un problema: non è che per verificare se è metà di qui o metà di là si perde di vista il bicchiere nel suo assieme?

7 commenti:

  1. Ma certo che si perde di vista l'assieme! E che cavolo: sono anni che ci tormentano/ ci tormentiamo su quando è più o meno opportuno bere i "vinoni", i vini importanti (cosiddetti), impegnativi, strutturati, ecc... ora dobbiamo rovinarci le giornate ponendoci lo stesso interrogativo anche per i vinini? Quanto a me, sia per gli uni che per gli altri seguo una regola sola: quando ne ho voglia. Quanto alla definizione, piaccia o meno al restante 50% delle persone che ne hanno una percezione negativa, per me resta vinino: un diminutivo affettuoso per una categoria di vini friendly, o smiling se preferisci. Amichevoli e sorridenti. Ecco, se proprio dovessi trovarci un sostitutivo, anzichè di vinino parlerei di vino sorridente. Ma sono due parole anzichè una, ed è più fatica... :P

    L.

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  2. Mmh, mi sa che per me resterà vinino...

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  3. trattasi dunque di vino quotidiano. una volta chiarita la questione, si potrebbe tentare di riempirla di qualche contenuto. ad esempio, essendo in presenza di molteplici sollecitazioni riguardo ad un approccio il più possibile naturale, sarebbe interessante indagare sulla maggiore o minore incidenza percentuale di tale aspetto nella realizzazione di un progetto di vino destinato all'uso quotidiano, rispetto ad uno di fascia più alta; ovvero se la naturalità sia direttamente o inversamente proporzionale ai caratteri strutturali del vino. oppure se tale aspetto non abbia alcuna rilevanza in proposito.

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  4. Una volta( vorrei dire sti ani) si beveva il " vin piccolo"- il "vinello" chi la chiamava " Graspia" praticamente anche se taluni aggiunti di H20 era una bevanda leggera, acidula piacevole, e giù a fiaschi specialmente in campagna.
    Vinino, a me piace è sinonimo di leggerezza, ho assaggiato alcuni vinini, 10% di alcool, vorrei dire che mangiando certi piatti leggeri l'ho apprezzato. Avanti con il Vinino il bicchiere è già trequarti pieno.
    mepa

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  5. Io ho una mia idea e sinteticamente la espongo.
    Veniamo da un periodo in cui si sono incensati i "vinoni", spesso anche giustamente, ma a lungo andare poi non se ne può più e credo che sia giunto il momento che si inizi a ridare visibilità anche a quei vini "minori", e per minori intendo solamente per contenuto alcolico, per tannini, ecc.. ma degni ugualmente di essere considerati.
    L'evoluzione non procede per linee rette ma in modo altalenante, quindi dopo i "vinoni" rivalutiamo i "vinini" e probabilmente tra qualche decennio si ricomincierà ...

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  6. @Giordano. Assolutamente d'accordo: il mercato è ciclico. L'obiettivo, per quanto possibile, è renderlo però anticiclico.

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  7. Bellissimo sito.
    Lascio anch'io un sorso di bel gusto.


    AL PARCO DELLA GIOIA
    …come me e come tutti noi,
    apparteniamo instancabilmente all’amore…

    Un fatto memorabile
    È la luce della sera
    Il cielo che sovrasta il chiaro
    E un piccolo pesce rosso
    Contenuto
    In un bicchiere mezzo salato o mezzo dolce
    Mezzo pieno o mezzo vuoto.

    Questioni di palpebre abbassate
    Di persiane chiuse
    E punti di vista sul mondo.

    Ricordi andati e andati
    Dove c’erano i colori di una storia
    Ricordi degni di essere fili d’erba
    Strappati al sole
    E poi cacciati sulle spalle del vento trasandato.

    Chiudo gli occhi e vedo amore
    Lo stesso è anche con te.

    Mio uomo ti tocca il piacere
    Mia donna ti tocca il dispiacere
    Mia città ti tocca la conoscenza
    E i pesci rossi indifferenti
    Che riempiono gli anni e le mani
    Di zucchero filato
    Rapidi respiri
    Al parco della gioia.

    Un fatto memorabile
    È l’equilibrio sveglio e finto
    Che mi rovescia in avanti
    Per baciarti le labbra
    Scivolarti sulle tempie
    Caderti sugli sforzi del viso
    E fino all’orecchio…
    Sussurrarti il primo ti amo del mattino.

    E non ho ancora finito;
    Posso prenderti tra i rami
    Farmi male
    Farti male
    E intrappolarci in quelle due parole
    Concepite fra pallide comete
    Sul prato stellato del “tuo ventre”.


    Un fatto memorabile
    È la luce della sera
    Il cielo che sovrasta il chiaro
    E un piccolo pesce rosso
    Convenuto senza più quel silenzio
    Di un amore mezzo salato o mezzo dolce
    Mezzo pieno o mezzo vuoto.

    Perché chiedo così tanto amore e ragioni
    Di tante ultime o prime occasioni?


    ©
    di Maurizio Spagna
    Da “Il cuore degli Angeli”
    www.ilrotoversi.com
    info@ilrotoversi.com
    L’ideatore creativo,
    paroliere, scrittore e poeta al leggìo-

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