Mario Plazio
Uno di quei vini che ti restano nella memoria. Che si amano o si odiano ma non passano inosservati. Gravner ha fatto e farà discutere, chiede disponibilità e apertura mentale. In cambio regala emozioni.
Quanti vini tutti uguali, tutti perfettini e politicamente corretti abbiamo bevuto in questi anni? Certo nessuno rimpiange i vini “bianco carta”, innocui e volgari dei tempi della Milano da Bere. Nemmeno va fatta l’apologia dei vini naturali a tutti i costi, non bisogna farsi necessariamente del male per bere bene.
Gravner è un maestro riuscendo nella magia di mettere tutti d’accordo. I suoi vini sono circondati da un’aura di mistero, emanano un fascino del tutto particolare.
Così è il Breg 1998, avvolgente, speziato e agrumato, odora di zenzero e di terra. Stupisce quasi per l’estrema pulizia e la compostezza.
Col passare dei minuti aumenta di complessità in modo impressionante. In bocca è sferico senza per questo aver bisogno di potenza o alcol. Forse con una maggiore grinta acida potrebbe andare ancora più lontano, ma sicuramente stiamo esagerando e perdendo di vista l’insieme, la coerenza di un vino dalla beva semplice, ma per niente semplice.
Grazie Josko.
Tre faccini :-) :-) :-)
Condivido quasi tutto. Non sono d'accordo sulla previsione di corta durata: riprovalo fra tre anni e vedrai.
RispondiEliminaGiulio