18 ottobre 2009

Occhio a quell'olio, Striscia!

Angelo Peretti
Oh, no, non voglio fare il rompiscatole, soprattutto con una trasmissione cult della tv come Striscia la notizia. Però ieri sera, 17 ottobre, sabato, mentre cenavo, in casa, a televisione accesa (nelle case italiane si cena così, purtroppo, e casa mia non fa eccezione), m'è scivolato l'occhio su una rubrica di Striscia, quella dell'Occhio allo spreco, condotta da Cristina Gabetti.
Riguardava un'interessante iniziativa d'un negozio che vende tutto sfuso, e tutto o quasi di provenienza locale, dai fagioli al vino alla pasta all'olio. Col titolare che spiegava che così si risparmia, avendo oltretutto - diceva - prodotti di "alta qualità". Benemerita intenzione (e correlata attività), in una bottega definita dalla Gabetti "il mio negozio ideale", perché "non solo privo di imballaggi", ma anche "a filiera corta".
Strabene. Se non fosse che un particolare proprio non m'ha convinto.
Il particolare è che a un certo punto la Gabetti ha chiesto d'avere un po' d'extravergine, in "dose da single". Insomma, di poterne prendere poco. E anche quest'è buona cosa. Solo che quell'olio è stato consegnato in una bottiglia di vetro bianco, completamente trasparente insomma, che è quanto di più negativo possa esistere per conservare un olio. La luce induce rapida (io dico rapidissima) ossidazione nell'olio, è noto. Insomma, ne degrada i caratteri organolettici e nutrizionali. Mai esporre l'extravergine all'ossigeno, alla luce e al caldo: è la regola.
Ahi, ahi: per l'olio, la conservazione è il passaggio più delicato. Un olio degradato fa male alla salute, altroché. La dichiarata "alta qualità" non basta darla nelle materie prime, ci vuole anche nella conservazione e nel confezionamento. Occhio!

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