Angelo Peretti
Stavolta mi cito, partendo da una citazione. Stefano Bonilli, ex guida dei ristoranti del Gambero Rosso, sul suo blog Papero Giallo ha scritto qualche po' di giorni fa d'un passaggio al Villa Fiordaliso, ristorante di charme sulla riviera d'occidente del Garda. E, insomma, lui che più che di vino ha detto e dice di cucina, stavolta ha dedicato l'apertura del pezzo alla materia vinosa. Ché l'ha intrigato un curiosissimo e rarissimo (e buonissimo) vino della zona: l'Eretico di Cantrina.
Racconta così: "L'altra sera a cena in riva al lago, serata calda e piacevole, tanto che mangiamo all'aperto, arriva in tavola del Bagoss e una bottiglia di Eretico della cantina Cantrina. È un pinot nero passito... urca, un pinot nero passito? Ma si, un vino, il pinot nero, che ha un'immagine non certo da vino passito e che fa una gran bella figura perché te lo aspetti dolce e invece... ha residuo zuccherino, non c'è dubbio, ma è proprio un gran vino-vino dal colore scuro violaceo che maturando sarà ancora più buono e questo nostro giudizio era ed è tanto più sorprendente perché a inizio cena avevamo aperto le danze con un vino della Mosella da rimanere senza fiato tanto era buono e quindi il palato volava già alto. Il sommelier di Villa Fiordaliso, personaggio bravo, che i vini se li sceglie uno per uno e sa raccontare senza tediare, ha tirato fuori l'Eretico per farci fare percorsi inusuali e ha proprio fatto centro".
Urca! Come Bonilli, adesso l'esclamo anch'io. Ché quell'Eretico - quello del 2003, il primissimo - m'è sempre piaciuto. Fin da quand'era in botte, in barrique, una sola. Ed è, appunto, vino che si può mettere in tavola. È da tempo che mi son ripromesso di provarlo con la selvaggina. Non ci sono ancora riuscito, più che altro per mia pigrizia o dimenticanza, ma ci devo provare.
Come faccio a sapere che l'Eretico tastato da Bonilli era proprio quello del 2003? Lo so, perché so che al Villa Fiordaliso quello hanno, e me l'ha confermato Cristina Inganni: Cantrina è sua.
Ne scrissi (in realtà ri-scrissi), dell'Eretico del 2003, un paio d'anni fa, fra le mie bottiglie stappate. Ribadisco quel che dissi allora, e son contento che Bonilli indirettamente me n'abbia data conferma anch'egli.
Ripubblico qui sotto la descrizione del settembre del 2007: mi cito, vivaddìo, stavolta.
Ecco qui.
"Eretico, proprio eretico. Quando alla gente dici che è un pinot nero passito, rabbrividiscono. Poi l’assaggiano e... Ci voleva l’estremismo vinicolo di Cristina Inganni per tirar fuori un vino del genere. Che è figlio dell’annata sua: un 2003 di gran calura. E siccome di pinot nero a Cantrina, contradina dell’entroterra estremo del Garda bresciano, ne hanno un bel po’, e l’uva surmaturava, Cristina s’è detta di osare l’inosabile. E dunque, ecco che è nato un rosso d’eresia assoluta. Una sola barrique. Finita poi in poche bottigline da 0,375.
È vino memorabile, credetemi. Chi poi s’aspetta un vin dolce, non ha capito bene. Residuo zuccherino ce n’è, certo. Ma quest’è un vino-vino. Che metteri in tavola con la selvaggina, pensate un po’. Ha colore scuro, denso, nero, con l’unghia che però vira verso il rubino violaceo.
Al naso appare fascinosamente speziato&fruttato. Tanto pepe, tanta cannella, tanto fruttino di bosco surmaturo. Una bellezza. La bocca è tannica, tesa, robusta, polposa. Pepe e frutto nero si intrecciano lungamente. Emergono presenze di rabarbaro e di caracadè e di ciliegia amarena stramatura e di prugna cotta. C’è bella persistenza. Appagante. È vino ancora giovanissimo ma di notevole personalità. E insomma ha un caratterino che te lo raccomando. Ha bisogno probabilmente di ben più lungo affinamento. Anzi, son sicuro che con gli anni si farà ancora più complesso e aristocratico. Great!"
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