11 ottobre 2009

La bóndola del Gianni e lo sgombro col Gorgonzola

Angelo Peretti
M'è venuto in mente passando al Corsaro, ristorantino di lago (e proprio in riva al lago) ai piedi del castello di Malcesine, Alto Garda veneto. In cucina c'è il bravo Roberto Brighenti. Il papà Gianni aveva una botteguccia di generi alimentari a Castelletto di Brenzone, pochi chilometri da lì (ha da tempo chiuso l'attività).
A Castelletto ci lavoravo, in banca, una ventina d'anni fa. E intorno alle dieci del mattino, il Gianni, di persona o per mezzo dell'ambasciata di qualche comune cliente, m'avvisava ch'erano arrivate le rosette calde dal forno. Una me l'imbottiva con la bóndola, rigorosamente col pistacchio: o meglio, la riempiva con la regina, come chiamava lui la mortadella, quella che in cert'altre parti d'Italia chiamano Bologna. Oppure a volte ci metteva lo sgombro preso dalle grandi scatole di latta, o il tonno, pur esso prelevato dall'olio della lattina e insaporito coll'aggiunta di qualche cappero preso dal barattolino di vetro, o ancora il Gorgonzola cremoso. Il massimo era una sua invenzione: rosetta farcita con sgombro e Gorgonzola assieme, che sarà anche una botta tremenda di calorie, ma è mangiare assai appetitoso. Poi si traversava la strada e s'andava a bere un gotto - in genere Lambrusco - lì di fronte, al Sole, l'osteria, poi trasformatasi in ristorante.
Ho nella mente quei sapori. Semplici, diretti, solidi, popolari. Quelli che adesso fai fatica a ritrovare, nelle botteghe, asservite alle multinazionali, e finanche nei ristoranti, infatuati dalle schiumette e dai fornitori di novità standardizzate. Per non dire del pane, che fai fatica a trovarlo, dalle mie parti, che sappia di pane.
A proposito: Roberto, al Corsaro, fa cucina di sostanza. Che abbia preso dal papà?

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