Angelo Peretti
M'è sembrato un editoriale piuttosto deciso nei toni e nei contenuti quello che Giuseppe Martelli, direttore generale dell'Assoenologi, ma anche responsabile del Comitato nazionale vini, ha firmato sul numero d'ottobre de L'Enologo, il mensile dell'associazione degli enologici e degli enotecnici italiani. Dice: a Roma sono arrivate 320 pratiche per la revisione dei disciplinari delle doc (o delle igt o delle docg), ma solo una ventina sono complete, e per quelle incomplete si fa fatica ad aver le carte mancanti, ché dai consorzi tutto si tace. Dunque - cito le sue parole - "una cosa è certa: se qualcuno rimarrà a piedi questa volta non potrà dire che la colpa è dell'inefficienza degli uffici ministeriali". Di più: "Chi pensa di arrivare all'ultimo momento o confida in qualche proroga sbaglia perché l'Unione europea la proroga l'ha già data e il Ministero, per ovviare agli intasamenti dell'ultima ora sta predisponendo un decreto che fissa un tempo limite (sei o sette mesi) per regolarizzare il tutto".
La sintesi è una parola sola, esclamativa: "Sveglia!"
Detto questo - e mi fa piacere che ci sia, come Martelli (è lui nella foto), che dice pane al pane, o meglio, in questo caso, soprattutto vino al vino - v'è un altro intervento che va sottolineato nella rivista. Ed è quando lo stesso super dg degli enologi italici, in un articolo interno, passa in rapidissima rassegna i contenuti della bozza di modifica della legge 164 del '92, quella sul sistema delle doc italiane. Che va rivista entro il 29 di gennaio del 2010. Cioè domani mattina, grosso modo.
In particolare, va ridisegnato il ruolo dei consorzi di tutela, che con la nuova organizzazione comune del mercato europeo (in sigla, ocm) non hanno più funzioni di controllo, assegnate ad "enti terzi". E qui torno a citare alla lettera quanto leggo sulle ipotesi di nuove funzioni consortili: "Vengono affidate ai consorzi di tutela attività di tutela, vigilanza, valorizzazione delle do e ig che si esplicheranno nei confronti di tutti i rispettivi utilizzatori".
Se questi saranno i contenuti della nuova legge, la novità è di rilievo, perché si dice che le attribuzioni varranno per "tutti" gli utilizzatori della denominazione. Così come in precedenza i consorzi più rappresentativi avevano potestà "erga omnes" in materia di controlli - ossia erano titolati a svolgere il ruolo di controllori sia verso i soci del consorzio che verso le aziende non associate -, ora la loro nuova competenza "erga omnes" potrebbe spostarsi alla promozione. E dunque chi sino ad ora s'è guardato dall'iscriversi ai consorzi per evitare di versar quattrini in più, tenendoseli per promuovere e pubblicizzare il proprio marchio invece che quello della denominazione d'appartenenza, si troverebbero a dover cambiare strategia. In duplice direzione: o aderire al consorzio di competenza, oppure scappare dalle doc per spingere sul solo marchio aziendale, facendo vino da tavola.
Quanto ai consorzi, per sopravvivere saranno chiamati a funzionare. Non prendetela per una battuta. Se la nuova legge assegnerà loro la promozione "erga omnes", quella promozione dovranno farla davvero, e in maniera assolutamente efficace, ché altrimenti i produttori - che saranno obbligati a versare quattrini per l'attività promozionale - se ne scapperanno via, o dalla doc o dal consorzio stesso, facendo venir meno la rappresentatività dell'ente consortile. Il che significa che il consorzio dovrebbe chiuder bottega e buttar via la chiave.
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