30 ottobre 2009

Romangia Rosso Tenores 2005 Tenute Dettori

Mauro Pasquali
Ad un amico sardo ho detto che più conosco i sardi, più amo la Sardegna. E i suoi vini. Vini non facili, proprio come i sardi. E, come i sardi, i vini di Sardegna sanno darti il meglio di sé dopo un po che li conosci, quasi volessero studiarti e valutarti, prima di aprirsi.
Ho incontrato Paolo Dettori, padre di Alessandro, su un trattore, al rientro dalla vendemmia di uno degli ultimi vigneti. E questo già mi ha predisposto favorevolmente, in un mondo dove, spesso, i produttori di vino sono più in giacca e cravatta anziché con una forbice per potare in mano. Mi ha dedicato quasi due ore del suo tempo, rubandole alla pausa pranzo, ché poi avrebbe dovuto tornare a vendemmiare. E la vendemmia, si sa, non attende.
La cantina è un inno alla tradizione: solo vasche in cemento. Dieci barriques dieci che denunciavano dal colore del legno l'età: almeno una decina d'anni. E che Paolo usa per conservare il vino che avanza quando imbottiglia una vasca di vino, anziché utilizzare cinque o sei damigiane.
In campagna l'allevamento è ad alberello, come tradizione sarda vuole. Ma, soprattutto, in campagna non vi è alcun intervento chimico, così come in cantina.
Il vino non è né filtrato, né chiarificato e la solforosa aggiunta è il minimo indispensabile per la conservazione.
L'uva è cannonau al 100% e del cannonau conserva il colore, quello vero. Se vi è capitato di berne altri, potreste rimanere sconcertati: questo Tenores racchiude in sé varie sfumature di rosso, dal rubino al granato. Ma, soprattutto è trasparente, quasi un nebbiolo all'apparenza, colore tipico del cannonau di Sennori.
Al naso si è subito avvolti da una grande complessità, con intensi sentori di frutto maturo, di spezie, di terra, polvere quasi.
In bocca entra caldo e morbido e senza quella alcolicità che ti aspetteresti da un vino che dichiara 16 gradi in etichetta. Grandissima sapidità e una sensazione quasi di salmastro fanno da sfondo al frutto maturo, alle note balsamiche e di macchia mediterranea.
Alla fine la bocca rimane bella pulita, con una grandissima lunghezza gustativa.
Un grande vino che fai fatica ad inquadrare tanto evolve nel bicchiere ma che, bicchiere dopo bicchiere, finisce velocemente, tanto è grande la beva.
Tre beati faccini :-) :-) :-)

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