Angelo Peretti
Terenzio Medri, presidente dell’Ais, l’associazione italiana sommelier, l’ho incontrato solo un paio di volte, ma ne ho tratto la convinzione d’un uomo di bella simpatia, alla mano, convinto di quel che fa. Dunque non ho dubbi a credergli quando leggo l’editoriale che ha firmato sul numero di settembre-ottobre di DeVinis, il periodico, appunto, dell’Ais. Titolo: “La sfida del nuovo”. Il nuovo, si sappia, è quello che avanza nel mondo del vino. Quelle novità con le quali anche i sommelier si devono confrontare. E che magari possono contribuire a guidare o quanto meno ad orientare.
Dice dunque Medri: “I sommelier devono adeguarsi alla realtà, parlare un linguaggio semplice, valorizzare tutte le bottiglie, non solo le cosiddette eccellenze. Ogni anno il sistema vino italiano produce tre miliardi di bottiglie, ma solo cinquanta milioni sono di alta qualità e comunque destinate a un pubblico molto ristretto. L'Ais e i suoi associati, devono riconsegnare alla bottiglia il ruolo di protagonista della convivialità: questo si può fare dando dignità sia al 'vino da tavola' sia alle grandi nobiltà enologiche apprezzate dai pochi appassionati che possono permettersele”.
È un cambio d’indirizzo straordinario quello che Terenzio Medri propone alla sua associazione. E ne condivido i contenuti. Spero che l’intento diventi realtà. Incrocio le dita.
Certo non sarà facile. Anche perché occorrerà superare uno scoglio di non poco conto: lo strapotere della valutazione centesimale dei vini. Il voto in centesimi, intendo. Che ha fatto del bene per tanto tempo, conducendo fuori il vino italiano dalle nebbie della preistoria enologica, sino a far sorgere all’alba della qualità diffusa. Ma che oggi è un limite che personalmente ritengo intollerabile, giacché orienta a valorizzare come “eccellenti” solo i vini muscolosi, concentrati, possenti, mettendo in secondo piano la bevibilità e i caratteri del territorio.
Non sarà facile, superare quest’ostacolo. Che trova del resto un’espressione eclatante nella stessa guidata firmata dall’Ais, la Duemilavini, che premia, appunto, soprattutto i vini che giocano le carte della potenza. Ma che altro potrebbe fare, del resto, se la valutazione la si fa con l’ormai anacronistica scheda centesimale?
Avanti, Medri: la strada indicata è quella giusta. Avanti, e il mondo del vino italiano uscirà dalle paludi del vinone filoamericano per valorizzare, finalmente, le proprie tipicità. C'è tutto un mondo, là fuori, nelle vigne, ancora da scoprire e valorizzare, e i sommelier italiani, son certo, faranno la loro parte.
Mi piace il fatto che tu dia credito molto spontaneo e convinto a questa apertura; indubitabile il passo avanti dell'AIS, o perlomeno del suo Presidente, mi riesce difficile pensare accadrà e coprattutto che accadrà in tempi relativamente brevi.
RispondiEliminaAIS, per quel poco che ho potuto conoscerla io, mi sembra infatti più che artefice prigioniera di un modello, un modello che lei si è costrutito (anche faticosamente) e che ora la lega e allaccia fra lusinghe e potentati, lobby ed elite. Un modello che ha anche ricadute economiche non indifferenti.
Rimango dell'idea che ci vuole "un'altra" AIS per poter ripartire così da zero come asupicato su questo post:: è questa, più che un auspicio, la paura del Presidente.
Detto questo voglio essere anche io un po' ottimista, chiudere le porte in questi casi serve a poco. Vedremo.