Angelo Peretti
Ohibò, non ne avevo neppure sentito parlare. E invece me lo sono trovato sul tavolo d'un ristorante, il nuovo Amarone bio della Cantina sociale di Negrar. Annata 2004. Buono.
Fatta la premessa, cerco di aprirne i contenuti.
Primo: la comunicazione. Se n'è uscito sul mercato in sordina, 'sto nuovo rosso amaronista da agricoltura biologica del colosso cooperativo negrarese. Mi domando perché invece non l'abbiano promosso in grande spolvero: è una novità d'un certo rilievo, mi pare, che in Valpolicella anche una mega realtà consortile come questa si metta a far vini da uve prodotte coi metodi bio. Vero che sul sito internet c'è, in home page, un bottone che rimanda alla scheda del vino, ma se uno cerca invece nel link dei prodotti neppure lo trova.
Secondo. La scelta bio. Leggo on line che i soci della Cantina ad esser certificati secondo il sistema di produzione biologico sono attualmente tre "ed impegnano una superficie di quasi 7 ettari".
Ora, terzo, il vino. Ed è stata una sorpresa. Un Amarone bevibile, che sta in tavola, col cibo, e non nei calicioni delle degustazioni. Insisto: mi pare più bottiglia da cibo, che non da concorso.
Colore scuretto, ma pur sempre nell'area del rubino, ancorché denso, e non del nero, come invece mostrano da tempo altri rossi valpolicellesi.
Naso delicatamente sui toni del frutto rosso appassito, classicamente amaronista, e della spezia fine.
Bocca fresca, fruttata, direi piuttosto succosa, col tannino che non invade e non aggredisce. Quindici gradi di alcol, ma ben integrati, tant'è che v'è buona snellezza. Magari, ecco, c'è un che di dolcezza, ma neanche troppo spinta, se penso a quanti esempi vadano invece verso una versione reciotata dell'Amarone.
Ripeto: una positiva sorpresa, per me che non conoscevo questo nuovo prodotto della Cantina di Negrar.
Un'obiezione me la si consenta: ma perché tutti quei fregi in oro sull'etichetta? Non era meglio maggior coerenza espositiva con l'opzione bio anche nella scelta della carta e degl'inchiostri?
Due lieti faccini :-) :-)
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