Angelo Peretti
Il vino dell'anno. Quanti ne stanno scrivendo in questi giorni del loro vino o delle loro bottiglie dell'anno. Ognuno fa la sua lista, e mi sovviene Umberto Eco, che della teoria delle liste ha fatto un libro di cui si fa gran discorrere (ma quanti l'avranno davvero letto?).
Ora, mi dico, volete che non mi ci metta anch'io a scrivere del mio vino dell'anno? Soprattutto adesso che il vino più memorabile del 2009 l'ho appena stappato: una mezzina, dimenticata in cantina, di un Riesling Spätlese tedesco del 1990. Dal Rheingau.
Be', un equilibrio del genere fra amabilità, freschezza e mineralità non ricordavo d'averlo trovato da un bel po', ormai. La vena citrina ti fa salivare e compensa la dolcezza. La tipicissima nota d'idrocarburi rende complesso l'assaggio. Un gioiello.
Al naso, ti si presentano intrigantissime memorie di spezie dolci e di vaniglia, e di candito e di panettone, direi perfino. E vi resta sotteso, appunto, il sentore che direi di gasolio, di kerosene, che è caratteristico del vitigno e dell'area, e che magari non tutti apprezzano, cercando semplicità laddove invece è la complessità a farsi straordinaria.
In bocca è acidula la vena di cedro, di pompelmo, ed è vino che ha di già quasi una ventina d'anni, non dimentichiamolo. E poi la morbidezza degli zuccheri, che trovano compensazione perfetta in quelle presenze citrine. E ancora la liquirizia, intensa e perfettamente integrata. E una lunghezza, una persustenza di tutto rispetto.
Un vino da bere a piccoli sorsi, coccolandosi in una fredda giornata decembrina. E un sorso tira l'altro. E il vino si colloca nel cuore e nella mente, magicamente. E ne cerchi il ricordo, a distanza di tempo. Ma me ne resta solo una foto - quella che pubblico - ripresa col telefonino. Sbiadita, come a volte sbiadiscono, appunto, i ricordi.
Ecco: se ci penso, quest'è il mio vino dell'anno.
Tre lieti faccini :-) :-) :-)
Nessun commento:
Posta un commento