11 dicembre 2009

Dieci annate d'Amarone per capire la storia del rosso valpolicellese

Angelo Peretti
Villa Rizzardi, a Negrar, in Valpolicella, è un gioiello, soprattutto adesso che è stata interamente ristrutturata. E da vedere assolutamente sono i suoi giardini - i giardini di Pojega - spettacolo della combinazione fra genio architettonico e natura. È proprio a villa Rizzardi che la contessa Maria Cristina e i figli Agostino e Giuseppe hanno allestito nei giorni scorsi una degustazione verticale delle loro bottiglie di Amarone, quelle col marchio Guerrieri Rizzardi. L’Amarone che si trae dal vigneto adiacente al giardino e poi quello della vicina collinetta di Calcarole, uno dei più straordinari crû della terra valpolicellese.
Il vigneto di Pojega è ancora coltivato a pergola doppia: vigne piantate fra il ’76 e l’81 su terre dalla forte presenza d’argilla, sopra la roccia calcarea. Qui è pedecollina. Principalmente ci sono corvina, corvinone e rondinella, oltre a dei rari ceppi di molinara, negrara, croatina, forselina.
Il crû di Calcarole ha suolo bruno rossastro, ricco di calcare attivo. L’esposizione è a sud nella parte alta, ed a sud-ovest sui terrazzamenti. La vigna ne beneficia: rese basse, uve capaci di sviluppare struttura. Allevamento a guyot. C’è soprattutto corvina, e poi barbera, rondinella e corvinone.
In passato, dalle due aree di traeva un solo Amarone. Oggi son due: il Villa Rizzardi dalle uve di Pojea, il Calcarole dall’omonimo colle. Hanno un tratto comune: l’eleganza. Son della tipologia . ahimè, non così frequente – dell’Amarone che, pur col suo alcol, mira a farsi bere più che degustare.
Passato e presente convivono negli archivi di cantina, a Pojega. Gli archivi, intendo, delle bottiglie, ché questa dei Guerrieri Rizzardi è una delle pochissime aziende che siano in grado d’allestire una verticale storica dei loro vini. Evviva.
Bere oggi quei vini consente di rivivere la storia enologica – che è recente, complessivamente – dell’Amarone valpolicellista. Fino al ’96 nelle cantine dei Rizzardi il mosto fermentava direttamente in botte grande, mai rinnovata finché il legno era capace di tenere. Spesso neppure si diraspava. Altro mondo. Poi si è badato maggiormente alla pulizia del frutto, ma fino al 2001 s’è usato in ogni caso solo legno grande. Nelle ultime annate, prima si fa un anno di barrique, per “fissare” il tannino, e poi di passa per due anni alla botte grande. Ne sono usciti e tuttora ne escono – l’ho detto e lo ripeto - vini che non cercano la potenza, bensì l’armonia, ed è gran cosa. Gli stessi colori non spingono sulla tonalità carica in stile filoamericano: la corvina non colora granché, e allora perché esagerare? Ben fatto.
Adesso i vini tastati, con una riga sul vino e una sull’annata, così come risulta dagli archivi di casa, e così com'è stato spiegato da Giuseppe Rizzardi, il facitore attuale dei vini.
Amarone Classico Villa Rizzardi 2007
Gran cura nella selezione delle uve, per via di due grandinate estive. In fruttaio in anticipo.
Da botte. Ovviamente si avverte il legno, ma promette assai bene. Frutto ed eleganza. In divenire.
Tre faccini :-) :-) :-)
Amarone Classico Calcarole 2004
Clima incostante, con media di piogge superiori agli anni precedenti, soprattutto in agosto.
Non ancora in commercio. Slanciato, elegante. Frutto appassito, terra rossa, fiori secchi. Fresco.
Due faccini e quasi tre :-) :-)
Amarone Classico Villa Rizzardi 2001
Annata climaticamente normale, estate calda. Gran lavoro in vigna per ridurre la produttività.
Potenza alcolica e, insieme, freschezza. Tannino ben saldo. Toni decadenti di frutta macerata.
Due faccini :-) :-)
Amarone Classico Calcarole 1998
Siccità estiva, bell’autunno prolungato che consente di attendere la maturazione ideale delle uve.
Splendido, aristocratico. Old fashioned al naso, elegantemente fruttato e speziato al palato.
Tre faccini :-) :-) :-)
Amarone Classico 1996
Annata impegnativa, che richiede costante impegno in vigna da pare del coltivatore.
Rugginoso, terroso. A tratti marino, salmastro. Chiusissimo. Potrebbe aprirsi fra un tot d’anni.
Un faccino :-)
Amarone Classico Calcarole 1995
Fin dall’inizio della raccolta, in zona ci si è accorti che si trattava di annata memorabile.
L’Amarone che vorrei. Esile per la tipologia, ha grande beva. Rose, spezie dolci, frutto. Austero.
Tre faccini :-) :-) :-)
Amarone Classico 1990
Il Consorzio della Valpolicella giudica l’annata da cinque stelle: grande, dunque.
Terra rossa, speziato, frutta sotto spirito, cioccolato al latte, genziana. Nello stile del Porto.
Due faccini e quasi tre :-) :-)
Amarone Classico Calcarole 1988
Altra annata da cinque stelle secondo il Consorzio valpolicellese.
Balsamico, tracce di menta. Caffè, cacao. Polposo e succoso assieme. Caldo di alcol. Buona acidità.
Due faccini e quasi tre :-) :-)
Amarone Classico 1976
Non ci sono dati sull’annata.
Fuori standard: perfino beverino per leggerezza e freschezza. Decadente e slanciato. Altra epoca.
Due faccini e quasi tre :-) :-)

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