Angelo Peretti
La lettera allegata al pacco diceva così: "Mi permetto di inviarle una campionatura di Prosecco di nostra produzione. La nostra è una piccola azienda agricola familiare, di sette ettari di vigneto di prosecco. Il processo di pigiatura, vinificazione e spumantizzazione è tutto fatto all'interno dell'azienda". Come sintesi, niente male: poche parole, ma tutto quel che serve. Ottima premessa.
Nella scatola, tre vini, praticamente l'intera gamma produttiva: un Prosecco di Valdobbiadene Brut, il Dry e la rara versione ferma.
Il nome dell'azienda agricola è Roccat, "di Codello Clemente e Manuel", com'è burocraticamente scritto sul depliant, anteponendo il cognome al nome. Da Valdobbiadene.
Be', che dirvi, se non che il Valdobbiene Dry Riva Granda Millesimato 2008 ce lo siamo scolato in due?
Un Prosecco che mi sento di consigliare, sissignori. E nonostante sia dichiarato come dry non è per niente stucchevole, come troppe volte m'è capitato. Lo definirei morbidamente cremoso, invece, e per questo gardevolissimo. Gradevolmente avvolgente, intendo, con quella carbonica così bene integrato nel corpo. E quanto al corpo, appunto, dimostra di avere buona polpa.
Il frutto è mela croccante. Al naso e anche al palato. Lineare. Come una mela che scrocchia sotto i denti, succosa. E ci si aggiunge, sia all'olfatto che in bocca, una bella presenza floreale, elegante, primaverile.
Bevuto volentieri.
Il sito internet aziendale dice che è fatto con uve di prosecco, con aggiunte minime di perera e bianchetta, e questa commistione dell'uva prosecchista per definizione con l'altre locali mi piace.
Dice anche, il web site, che "ideale per il dessert ricercato", e su questo un pochino dissento, perché preferirei vederlo invece - eccome! - con dei gamberi crudi, ché ritengo sarebbe abbinamento ideale, mentre il dessert rischierebbe, temo, di coprirlo con lo zucchero o con l'acidità (se fosse di frutta).
Tre lieti faccini :-) :-) :-)
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