Angelo Peretti
Ci sono vini che per loro intrinseca vocazione fanno discutere, e non se ne può fare a meno di chiacchierarci sopra quando se ne stappa una bottiglia. E spesse volte sono proprio questi i vini che più intrigano, e che più son prossimi a descrivere quel misterioso concetto che è il terroir.
Per me, a questa categoria appartiene l'Asti (spumante) De Miranda, che in casa Contratto si fa col metodo classico.
Sissignori, è un vino per certi versi spiazzante. Non foss'altro perché di solito l'Asti lo si fa in autoclave, mica facendogli prendere spuma in bottiglia. E invece questo non solo prende rifermentazione nel vetro, ma fa addirittura la prima, di fermentazione, in legno, e ci sta qualche mese (com'è ovvio che sia per un metodo classico). Ma è chiaro che non è tutta e solo qui, la ragione del contendere.
Gli è che il De Miranda è vino che supera, bypassa le convenzioni e gli stereotipi astigiani. Porgendosi insieme con dolcezza ed eleganza, con carattere e morbidezza, con personalità e carezza, e dunque non ci entri subito in sintonia, e ti costringe a concentrarti nell'assaggio o nella bevuta. In più, è bolla che affronta gli anni con una certa nonchalance.
Ho bevuto di recente una bottiglia del 2002: vino perfetto in quanto a cremosità del perlage e dell'assieme e convincente assai per giovinezza del frutto. Ed erano tra il frutto esotico e l'erba officinale le sensazioni che ho avvertito, in perfetta continuità, al naso e alla bocca.
E al palato ecco, di più, la brioche ripiena di confettura d'albicocca e poi la nocciola langarola.
Ma è stato soprattutto il velluto della struttura a impressionarmi.
A proposito: De Miranda è il nome del vigneto, sulle colline di Canelli, e anche quest'indicazione del cru distanzia quest'Asti dalla media.
Tre lieti faccini :-) :-) :-)
concordo, assolutamente degno di nota
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