Angelo Peretti
Non c'è dubbio: per il vino son tempi duri. Per la produzione. Ma anche per l'appassionato. Le cause? Tante. E provo a descriverle ritagliando e incollando qualche frase da un articolo che mi è stato da poco segnalato.
Vi si dice che la disaffezione verso il vino di motivi ne ha parecchi, e che le magagne dei vigneron ne hanno altrettanti.
Per esempio, "una giurisprudenza che nasconde tanti tranelli e che costringe vignaioli e produttori a vere e proprie acrobazie per non cadere nella trappola di violazioni sempre presenti e che impone il ricorso, sempre costoso, a consulenze di vario tipo per uscire indenni dal dedalo delle disposizioni".
Poi, "una burocrazia che vincola un po' tutti a noiose e sovente inarrivabili procedure" e ancora "i pesanti balzelli che ne derivano".
Di nuovo, "il 'terrorismo' della classe medica che agita lo spauracchio di malanni spesso inesistenti". E avanti, "la conseguente tendenza, quasi una moda ormai, a diete esasperate contro quel chiletto di peso in più che è sempre attribuito, in primis, al consumo del vino".
Si continua con "le violente campagne di varie leghe che combattono, a volte senza indulgenze e senza molta obiettività, l'uso dell'alcol dimenticando volutamente di operare il giusto distinguo fra superalcolici e vino assunto con giusta moderazione".
Si prosegue con "la sordità, a livello governativo, verso i problemi di una equilibrata campagna di educazione e informazione".
Ancora, ecco "una classe giornalistica che non si fa scrupolo di denunciare momenti e situazioni che mortificano il vino, e chi lo produce, a volte soltanto per soddisfare pruriti sensazionalitici, altre per distrarre l'opinione pubblica dai ben più drammatici momenti e situazioni che nascondono il volto della droga e della mafia".
E in più, la questione dei controlli col "palloncino" antialcol sulle strade.
Direte: ovvio, son questi alcuni dei problemi maggiori.
Dico: ovvio. Ma il fatto è che l'articolo l'ho trovato sul numero di novembre-dicembre del 1988 della rivista "Il Vino". La firma: Isi Benini, che del magazine era fondatore e direttore.
Sono passati più di vent'anni e siamo ancora al punto di allora, o forse peggio. E salta evidente all'occhio come il mondo vitivinicolo poco o nulla abbia saputo fare per arginare problemi già ben tracciati due decenni fa.
A proposito: il pezzo era stato scritto perché si parlava, appunto, di introdurre i controlli alcolmetrici nel codice della strada. Idea dei ministri Ferri e Santuz. Magari non ce li ricordiamo neppure, ma oggi i vignaioli son qui che si preoccupano. Tardi.
Photo: www.freefoto.com
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